Third, il nuovo progetto di Cettina Donato

Foto: dal sito di Cettina Donato: www.cettinadonato.com/










Third, il nuovo progetto di Cettina Donato.


«Quello che suono al momento è quello che sento». Si potrebbe usare questa frase di Cettina Donato per definire al meglio Third, il suo ultimo disco. Ma per onestà intellettuale è necessario aggiungere che questo progetto della pianista siciliana è anche la prova di quello che il jazz è nel suo essere primigenio: spontaneo, diretto, ritmico e improvvisato. Third risponde volutamente a queste caratteristiche grazie soprattutto alla bravura dei suoi protagonisti e alle capacità tecniche e interpretative di Cettina Donato.

Jazz Convention: Cettina Donato, hai intitolato il tuo ultimo disco Third: è una continuazione dei due precedenti, Pristine e Crescendo, o è un nuovo capitolo nella tua carriera di jazzista?

Cettina Donato: Ho deciso di intitolarlo Third per una semplice ragione: è il terzo disco. Inoltre penso che fra tutti gli album che ho registrato, questo disco rispecchia più degli altri le mie riflessioni e di pianista e di compositrice. Senza dubbio è tuttavia una continuazione dei primi due. Siamo sempre il risultato delle nostre storie ed esperienze. E questo disco le riflette tutte



JC: Il disco è in trio con Vito Di Modugno al basso, Mimmo Campanale alla batteria e con l’aggiunta di Vincenzo Presta al sax. Ritieni che il trio sia la tua dimensione espressiva ideale?


CD: Non saprei perché mi piacciono molto gli ensemble grandi. Le orchestre sinfoniche, per esempio, con un trio o un quartetto jazz mi piacciono molto. Tuttavia, per un pianista, credo che sia importante la dimensione del trio per potersi maggiormente esprimere



JC: E i musicisti che ti accompagnano? All’ascolto sembrate molto affiatati…


CD: Conoscevo Vito e Mimmo di fama. Avevo ascoltato i loro dischi e qualche volta visto alcuni loro concerti. In realtà da quando ci siamo conosciuti è nato un affiatamento molto forte tra di noi sia dal punto di vista umano, ma soprattutto dal punto di vista musicale e quindi provare a suonare insieme è stata un’esperienza direi naturale. Ci siamo trovati benissimo sin dal primo momento in cui abbiamo suonato insieme. Credo che sia molto bello e stimolante trovare dei musicisti con i quali condividere le proprie composizioni. Dei musicisti che amano la tua musica e la eseguono proprio così, come vuoi che vengano proposte al pubblico. Inoltre Vito e Mimmo mettono molto del loro fare musica in quello che suonano e questo li rende straordinari perché mi piace molto come suonano e adoro il loro modo di esprimersi. Con Mimmo c’è una forte intesa, un forte feeling e questo mi fa sentire sicura. Qualsiasi cosa succeda all’interno dell’esecuzione del brano so che c’è Mimmo che ascolta tutto quello che faccio. C’è un forte interplay. Sembriamo una sola persona che suona due strumenti diversi. Almeno, questo è quello che avverto io. Per quanto riguarda Vito, generalmente prediligo il contrabbasso in un trio ma dopo averlo ascoltato suonare il basso elettrico non ho potuto fare a meno di cambiare idea e trovo che i miei brani girino molto bene anche con il basso elettrico (rigorosamente fretless che però Vito suona divinamente).



JC: Tu sei una pianista, compositrice, arrangiatrice e direttrice d’orchestra: come vivi dal punto di vista artistico questi ruoli?


CD: In questi ultimi anni le attività di arrangiatore e di direttore mi hanno tenuta molto impegnata. Per fortuna non mi sono mancate le ottime occasioni di potermi esibire anche come pianista eseguendo miei pezzi. Credo che sia importante fare in modo che l’attività di arrangiatore e direttore non prevarichi quella di pianista e compositrice o viceversa. Inoltre, noi arrangiatori scriviamo musiche commissionate e mi piace molto, ma sono molto più appagata se, a suonare sono le mie composizioni. Credo che sia molto importante per un musicista-compositore. Tuttavia mi rendo conto che dovrei dedicare al pianoforte un pò più di tempo.



JC: Quanto è presente la Sicilia, intesa in termini culturali e musicali, nel tuo background jazzistico?


CD: Al 100 per cento. Garantito.



JC: Third contiene otto composizioni scritte di tuo pugno. Le hai pensate appositamente per questo progetto? Se si in che momenti e situazioni?


CD: No, le ho scritte in itinere negli ultimi due anni. Le ho raccolte e poi messe insieme per il disco. Gli unici pezzi che sono stati scritti esclusivamente pensando a questo disco sono stati Apulia e Freedom. Crescendo è stato scritto proprio dopo l’uscita del mio secondo album registrato con la mia big band e quartetto di archi negli Stati Uniti e intitolato, appunto, Crescendo. Giò, Penta Trio, Look At The Moon, Minor Blues sono state tutte scritte durante il mio soggiorno negli Stati Uniti (tra il 2010 e il 2013), mentre Sugar & Paper è stata scritta in Sicilia prima di trasferirmi negli Stati Uniti.



JC: La musica suonata è spontanea, diretta, con una naturale predisposizione alla cantabilità (Look At The Moon)…


CD: Sì, suono in maniera più semplice possibile. Il virtuosismo nel jazz non mi piace moltissimo anche se tecnicamente conosco bene il mio strumento. Tuttavia, trovo che il panorama jazzistico italiano e internazionale abbia talenti fenomenali. Non credo di avere molto da aggiungere suonando anch’io frasi velocissime su un solo. Sento di contribuire alla musica suonando proprio nella maniera in cui si sente nel disco e cioè nella maniera più naturale possibile, spontanea, perché quello che suono al momento è quello che sento. Non so, magari dovrei anch’io “velocizzare” le mie improvvisazioni ma sento di non dover dimostrare nulla a chi mi ascolta. E posso garantirti che suonando cosi come mi sento di fare il messaggio arriva diretto al pubblico. Si sente che quello che suoniamo viene proprio dal cuore e non dalla tecnica. Ma la tecnica c’è. Eccome!



JC: Da Giò a Freedom, Minor Blues, fino a Pentatrio e Sugar & Paper si ascolta un jazz dal notevole accento percussivo e blueseggiante. È questo il lato del jazz che preferisci?


CD: Hai proprio azzeccato il senso di quello che volevo dire nella mia risposta precedente. Sì, sento la musica in maniera ritmica più che melodica e il jazz cos’è se non swing, ritmo? Il ritmo è l’elemento importante della musica jazz. Più che la melodia o l’armonia. Secondo me, chiaramente. È questione di gusti e intenzioni musicali.



JC: I tuoi due dischi precedenti hanno ricevuto lusinghieri apprezzamenti sia dal pubblico che dalla critica specializzata. Cosa ti aspetti da Third?


CD: Third, più degli altri due dischi sta ricevendo ancora di più ottimi consensi. Inoltre, per il primo mese di uscita, le vendite su Itunes sono andate alle stelle. È stato per un periodo anche al primo posto nelle vendite. Credo che sia un bel traguardo per un disco di jazz di una musicista che fino all’anno scorso viveva in America e che è mancata dall’Italia per diversi anni. È un bel disco, un bel lavoro, nato grazie alla collaborazione con dei fantastici musicisti. Ne sono molto affezionata. Ed è un regalo che faccio a mia madre che purtroppo è scomparsa prematuramente e che mi ha sempre sostenuto nei miei studi ed esperienze musicali. È sempre stata fiera di me e penso che sarebbe stata ancora molto più orgogliosa per tutte le attività che sto svolgendo. Devo tutto a lei, alla sua dedizione nel farmi studiare, nel sostenermi e nell’avere sempre creduto in me e nell’aver svolto il ruolo di madre e amica in maniera straordinaria. Per questo sono molto affezionata a questo lavoro. L’ho dedicato a lei. Inoltre, è il risultato di alcuni anni che professionalmente mi hanno vista crescere e maturare. Sono sicura che il quarto disco sarà ancora più bello.



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