Bobby Watson e la Basilicata. Appunti di viaggio

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Bobby Watson e la Basilicata. Appunti di viaggio


Ve lo racconto questo pezzo di Basilicata autentica.


Ve li racconto questi occhi che sorridono, le mani che danno il benvenuto ed operose accolgono amici e forestieri. Ve li racconto questi capitani coraggiosi. Si, perché ci vuole coraggio a gestire per 33 anni, con dedizione e passione crescente, una organizzazione di promozione territoriale come una Pro Loco.


Calciano è un paese di circa 800 abitanti, almeno sulla carta. Molti, in realtà, sono andati via da tempo perché se la vita è già difficile in cittadine più grandi, figurarsi lì. Guardi il panorama, i Calanchi, che come rughe profonde solcano il terreno arido e spoglio, e pensi «Io, qui, che faccio?» Il futuro è altrove.


Dargli torto è difficile, eppure, proprio in questo paese c’è chi, quelle rughe, ora le porta in volto con orgoglio, con il sorriso immutato di un tempo. Sono questi i capitani che continuano a credere nella loro Calciano e lavorano accanto ai ragazzi per trasmettere la loro esperienza, le loro passioni e il loro coraggio. Potranno e dovranno andar fuori, perché il mondo oramai offre tante possibilità che non sarebbe corretto non approfittarne, ma devono sapere che, se vorranno, la loro terra può riservargli grandi soddisfazioni. Dovranno sudare di più, dovranno essere creativi e, magari, un po’ folli, ma il futuro potrà esser lì dove sono nati.


Credo che in molti, in effetti, si siano chiesti se Piero, il Presidente della ProLoco ed i suoi collaboratori fossero un manipoli di pazzi, visto che hanno portato un grande nome della storia del Jazz, proprio nel loro paesino.


Se qualcuno avrà avuto i brividi ad immaginarsi una leggenda sperduta nell’entroterra lucano, tanti altri avranno avuto la pelle d’oca al sol pensiero che Bobby Watson, un passato nei Jazz Messenger con Art Blakey, collaborazioni del calibro di Max Roach, Dianne Reeves o Carlos Santana, tanto per citarne qualcuno, proprio in quel paesino, sarebbe stato a contatto ravvicinato con loro, dimostrando, come spesso accade per i grandi artisti, di non aver dimenticato che anche il suo percorso è iniziato a piccoli passi.


Gli stessi piccoli passi, con cui ha varcato la soglia dell’aula grande della scuola elementare dove era atteso dagli alunni della masterclass, insieme ai sui fellow musicians: il contrabbassista Curtis Lundy ed il batterista Eric Kennedy. Insieme sono in tour in Italia nel mese di Agosto.


Reggere gli spostamenti continui, scomodi il più delle volte, non è sempre facile, soprattutto quando fai la vita da musicista on the road con tutte le esperienze, anche discutibili, che mille libri sul Jazz raccontano. Gli acciacchi di un uomo maturo ci sono tutti e la voce dimessa, quasi in affanno, lo dimostra. Ma non bisogna lasciarsi ingannare da quel «Guys we’re gonna play something for you to start our class, ok?» perché la potenza del suono e l’impatto del trio sono forti ed immediati, da spazzar via ogni timore. È un grande musicista e come didatta, non ha lesinato spiegazioni e consigli e, persino con i più giovani ed inesperti, si è fermato a scrivere gli esercizi a mano sul
quaderno pentagrammato. La sua personale chiave di volta è questa: suonare, suonare, suonare. Tre volte, perché la musica è nei libri, nella testa e nello strumento.


Suonare, provare, fare errori e suonare ancora…


Facile, no? Beh, si o almeno quasi. Il difficile è capire, in effetti, che non è arduo l’obiettivo in sé, ma focalizzarlo ed andare dritto alla meta. Bisogna avere coraggio, non mollare.


Una serata piena di gente che ha apprezzato il repertorio intenso e moderno della LJP Big Band, impreziosito dalle incursioni solistiche di Watson, la parentesi a formazione ridotta, col nonetto dove Dino Plasmati lascia la conduzione per imbracciare la sua chitarra ed, infine, vino locale e i prodotti tipici.


È così che la ProLoco e l’associazione MiFaJazz hanno portato a segno quest’altro importante evento nella tradizione del jazz a Calciano.
Hanno dimostrato quel coraggio tipico del Sud che caparbio si fa strada, compensa la scarsità di risorse e mezzi con buona volontà, inventiva ed un’accoglienza smisurata fatta di cose genuine e semplici, ma ineguagliabili. “Great people” è così che Bobby ha chiamato tutti loro parlando col suo manager. Non aveva assolutamente torto.



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