Slam Production – SLAM 2100 – 2015
Howard Riley: pianoforte
Jaky Byard: pianoforte, sax alto in Lady Bird
Da anni l’etichetta di George Haslam documenta su disco lavori d’improvvisatori radicali, jazz di ricerca, di confine. Non deve però sorprendere la pubblicazione di questa piccola gemma, rimasta per trent’anni dimenticata in qualche archivio britannico. Haslam, che è anche un eccellente sassofonista, è infatti una persona curiosa e aperta: qualità non sempre diffuse nel mondo del jazz.
Il disco racconta un duo live di trent’anni fa, durante un concerto al Tringe Jazz Festival, nell’Inghilterra meridionale. Sul palco c’erano Howard Riley, esponente della turbolenta scena jazz britannica e Jaky Byard, un monumento del pianismo in bianco e nero, collaboratore di Mingus e di tanti altri grandi. Un duo d’occasione, non legato ad alcun progetto. Non per questo la musica che scaturì quella sera è meno interessante. I due – entrambi con studi classici alle spalle – partono con il tema di Body and Soul in un atmosfera quasi lounge. Pochi minuti di arpeggi e romanticismi e i due cominciano il loro vero viaggio attraverso la tradizione jazzistica, che esplorano con gusto e divertimento. A un certo punto la gloriosa ballad di J. Green si trasforma in As time goes by. «Jaky Byard era un musicista dalle infinite risorse. Suonare con lui è sempre stato fonte di grande gioia, anche se dovevi stare continuamente in guardia.» Queste parole di Howard Riley raccontano meglio di qualsiasi altra considerazione lo spirito dell’estemporaneo duo.
Dopo aver giocato con Body and Soul, dopo averla smontata e rimontata i due si lanciano in un improvvisazione del tutto aperta che comincia con un ritmo vagamente caraibico per addentrarsi poi in una sorta di delirio sonoro che sprofonda nelle regioni più oscure degli strumenti.
Da questo maelstrom si esce piano piano, per incontrare, quasi come una terra lontana, il tema di Round Midnight che viene riletto in varie chiavi e poi dissolto in un’altro turbine sonoro. L’approdo successivo – non ci sono separazioni fra le tracce – è una Straight no Chaser in forma di boogie. Alla fine la divertente Lady Bird, dove Byard suona con una mano il piano e con l’altra il sax alto.
Nemmeno un’ora di musica, complessivamente, ma della quale non va buttato via nemmeno un minuto.
C’è, in questo bel disco, molto dello spirito originale (e mai affievolito) del jazz.