Francesco Mascio Sarasvatrio – Ganga’s Spirit

Francesco Mascio Sarasvatrio - Ganga's Spirit

Emme Record Label – 2015




Francesco Mascio: chitarra elettrica, chitarra classica

Francesco Desiato: flauti

Luca Aquino: tromba

Stefano Costanzo: batteria





Fluttuante, ondeggiante, etereo, sono gli aggettivi che potremmo usare per descrivere Ganga’s Spirit, un disco itinerante, rivolto a oriente, ma con passioni e contenuti afroamericani. Ganga’s Spirit cattura subito l’udito non per il fascino esotico che emana ma per la fine tessitura di cui sono fatti i brani. Sembrano tante storie che s’intrecciano, come un susseguirsi su piani diversi di racconti orali appartenenti a culture antiche, ricche di mistero, leggende e umane passioni. Mascio è bravo a muoversi con costrutto e abilità tra i labili confini che separano il jazz dalla world music. Usa l’improvvisazione e la libertà del free come fossero generati dallo stesso alone di mistero che avvolge il narrato del disco. Tiene la chitarra in equilibrio tra mondi diversi, figli dell’immaginario e della cultura musicale di Mascio, che abbraccia, immaginiamo, decenni di jazz, blues, fusion, rock ed etnica. Il chitarrista con disinvoltura e bravura ha mixato queste sue conoscenze, ibridandole con sonorità esotiche cariche di pathos e mistero.


È con queste prerogative che l’elicoidale e spiraliforme Curry and Pollution apre Ganga’s Spirit. Un brano sincopato e dinamico, dove il flauto disegna nell’aria suoni ogivali che inglobano la materia armonica e ritmica creata da chitarra e batteria. Il viaggio parte da qui e s’incanala nel blues mistico di Earthquake in the desert of Thar, dove al rosario di note chitarristiche fa da contraltare un’avvolgente ghirlanda di ritmi batteristici; e prosegue col jazz rock di Indian Trick o le suggestioni psichedeliche di I remember ravi. Una certa tensione doorsiana pervade Ganga’s Spirit, un pezzo immaginifico e mantrico. Suggestioni coltraniane si aggirano come uno spettro all’interno del disco, in questo caso benefico e costruttivo, così come lo sono alcuni richiami reconditi a John McLaughlin. Mascio sa bene che non si può fare a meno di questi maestri se si vuole intavolare un qualsiasi discorso che tocchi l’oriente e un certo “tipo” di jazz. Ed ecco India omaggio a Coltrane: drumming potente e montante, rasoiate di chitarra e una tromba, quella di Aquino, minimale, sinuosa e aggressiva. Kamasutra in the kitchen ribadisce le tematiche orientaleggianti che caratterizzano Ganga’s Spirit ma con un forte richiamo jazzy, dove trovano luogo le invenzioni di Desiato al flauto. Skappa l’Elefante è un pezzo camaleontico costruito su ritmi diversi con sortite folk e balcaniche impreziosite dalle invenzioni di Aquino alla tromba. L’iniziale assolo di flauto di Chords for Gino avverte che il disco è al termine del suo giro. È una ballad giocata sui rimandi di chitarra e fiati. È la degna chiusura di un disco energetico e rilassante, allo stesso tempo, pregno di mistico laicismo e spiritualità.


Ganga’s Spirit è un lavoro che merita un grande plauso, sia per la brillantezza e bravura dei musicisti che per le felici composizioni di Francesco Mascio.



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