Foto: Fabio Ciminiera
Fabio Morgera Black Out @ Jazzflirt 2015, Formia
Formia, Jazzflirt – 19.9.2015
Fabio Morgera: tromba
Riccardo Bianchi: chitarra
Riccardo Fassi: organo
Bernardo Guerra: batteria
Anderson Souza: percussioni
Un rapido acquazzone di fine estate spazza via il palco al termine del primo brano del concerto di Black Out, il quintetto guidato da Fabio Morgera. Un istante: i musicisti hanno appena il tempo di recuperare strumenti e spartiti e si sono rifugiati nei camerini; il pubblico si ripara di corsa negli ambienti chiusi e coperti della Corte Comunale. Cinque minuti di musica ascoltati nelle modalità previste, prima dell’interruzione.
E proprio da questo è nato il senso di una serata diventata “altra”, uscita felicemente fuori dai canoni e dalle ritualità del festival estivo. Certo, come è facile immaginare, organizzatori, musicisti e pubblico avrebbero fatto volentieri a meno del fuori programma. Quanto è avvenuto in seguito, però, dimostra in maniera spontanea la forza e l’impatto della passione di tutte le persone coinvolte nel concerto, la capacità del mondo del jazz di adattarsi alle circostanze.
Un breve conciliabolo, un attimo per riorganizzare le idee, il critico ospite – il sottoscritto, tanto per capirci – che offre il diversivo di una veloce replica della presentazione del libro avvenuta nel pomeriggio e in pochi minuti si allestisce un set per una performance più o meno acustica. Se, a questo punto, vi aspettate il resoconto di una performance contenuta come volumi e intensità, disagiata rispetto alla possibilità espressiva e di breve durata per le varie difficoltà in essere, beh… siete di gran lunga fuori strada. L’esibizione è durata quanto e, forse più, dell'”originale” previsto sul palco con i musicisti spronati dagli spettatori ad andare avanti per proseguire un concerto che stavano vivendo in primissima persona, a disstanza ravvicinata da strumenti e musicisti. Una performance libera da cliché e schemi solitamente legati ai concerti.
La formazione si è presentata con chitarra e organo amplificati, mentre tromba, batteria e percussioni hanno mantenuto la loro dimensione acustica. Morgera ha alternato perciò nella sua gestione del concerto la tromba e la conduction. E se, da una parte, non poteva essere altrimenti visto lo sforzo richiesto ai trombettisti, in casi come questi, dall’altra ha aggiunto alle armi del quintetto la conduction di Morgera e, quindi, la possibilità di gestire un materiale composito e articolato, ricco di stacchi, di sezioni, di parti gestite all’unisono e di pedali dove poter scatenare la dimensione più groovy del quintetto.
Il repertorio di Black Out prende le mosse da CTRL-Z, il lavoro pubblicato da Morgera in primavera. I brani del disco vengono affiancati da inediti destinati a continuare il percorso della formazione e da Alleria, un omaggio a Pino Daniele e alle radici partenopee del trombettista. Se l’irritualità del contesto ha spinto maggiormente verso il groove, verso l’esaltazione della dimensione ritmica, la possibilità di condurre, di guidare le evoluzioni estemporanee della musica, ne ha dato un senso più compiuto e progettuale. La formazione è disegnata per evidenziare la spinta propulsiva dei brani. Batteria e percussioni affiancate offrono lo spazio per gestire e sottolineare poliritmie, organo e chitarra intrecciano le loro linee per sviluppare melodia e armonie, influire sul ritmo e coprire il ruolo del basso, soprattutto l’organo in questo caso. La combinazione dei suoni offre chiavi ulteriori ai singoli brani e alla voce complessiva della formazione. Su questo motore pulsante si inserisce Morgera per spingere ancor più avanti il discorso: il suono brillante e diretto della tromba rilancia e amplifica gli spunti affidati ai compagni di palco, le frasi di Morgera riescono sempre a percorrere in modo efficace le suggestioni della scrittura.
Un repertorio innervato di tensioni ritmiche, di incroci metropolitani, di una forte radice nera e, allo stesso tempo, dell’attenzione alla pagina scritta e alla melodia. Se, in qualche modo, nella serata di Formia hanno prevalso i primi elementi, la direzione musicale di Morgera è, tanto nella costruzione del progetto, quanto nella regia istantanea del concerto, attenta a non disperdere i vari elementi, abile nel dare equilibrio ad una gestione aggressiva o, meglio, mai rinunciataria.
Il quintetto procede con grande piglio sulla strada tracciata: gli strumenti scorrono, raccolgono stimoli, dialogano tra loro alla ricerca di un interplay fertile sia a livello timbrico che “discorsivo”, utilizzano lo spazio lasciato libero dal basso per trovare un punto di convergenza tra i differenti ruoli.
La serata si era aperta con il concerto di Opus Incertum. La formazione – composta da Domenico Vellucci ai sassofoni, Emilia Zamuner alla voce, Paolo Zamuner al pianoforte, Giulio Tosti all’organo e Giovanni Iacovella alla batteria – si è esibita prima della pioggia: la loro musica si muove in modo agile su una miscela di elementi molto particolare, con l’attitudine e il linguaggio del jazz a fare da terreno di incontro tra manipolazioni elettroniche dei suoni e dimensione acustica del canto, sia del sax che della voce. Il loro concerto rappresenta una proiezione del festival nei confronti dei talenti emergenti dal territorio, la disposizione in pratica a legare la visibilità nazionale del festival con le esperienze di musicisti più giovani resi protagonisti di un momento importante della rassegna.
Jazzflirt ha chiuso con la serata di sabato 19 settembre la sua undicesima edizione. Il festival per sua ormai tradizionale consuetudine ha guardato in maniera trasversale alle varie anime del jazz nazionale. Il percorso compiuto nel 2015 è partito a luglio con il concerto del duo formato da Pasquale Mirra e Hamid Drake e con l’esibizione in solo di Paolo Angeli e proseguito con l’appuntamento di metà settembre aperto dall’esibizione di Ainé e Bag’s Groove, venerdì 18 settembre, e completato da Fabio Morgera Black Out e Opus Incertum.
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