Foto: Fabio Ciminiera
Pasquale Innarella Quartet @ Garbatella Jazz Festival
Roma, Garbatella Jazz Festival – 26.9.2015
Pasquale Innarella: sassofoni
Francesco Lo Cascio: vibrafono
Pino Sallusti: conrabbasso
Roberto Altamura: batteria
È possibile ancora oggi fare politica attraverso la musica? O, se si preferisce, è possibile dare un valore sociale e civile alla musica? La risposta del Pasquale Innarella Quartet e del Garbatella Jazz Festival è affermativa. E, si può aggiungere, per fortuna. Migrantes è il nuovo progetto della formazione ed è stato presentato nella rassegna romana: naturalmente l’obiettivo si rivolge alle vicende e alla quotidianità di un fenomeno storico e sociale di portata epocale. Oltre ai titoli e alle parole spese dal sassofonista per introdurre i vari brani, il nesso con le composizioni è in un’ispirazione speziata dai suoni legati ai percorsi dei migranti, ai paesi di provenienza, alle città e alle tradizioni musicali.
Il quartetto è diventato negli anni un meccanismo sonoro rodato e solido. Innarella, Lo Cascio, Sallusti e Altamura suonano insieme da molto tempo e, soprattutto, ragionano in maniera collettiva sulla musica da proporre al pubblico. Affiancano significati alla musica. Ad esempio, il progetto video legato a Uomini di Terra, il precedente lavoro dedicato a Giuseppe Di Vittorio, è la chiave per condividere memorie ed esplicita il messaggio porgendo in maniera stratificata le tante letture legate alla parabola politica del sindacalista pugliese. Il quartetto non ha ancora predisposto una colonna visiva per Migrantes. Si potrebbe aggiungere che i telegiornali forniscono un corredo di immagini pressoché infinito al riguardo. Il progetto, sul palco, viene personificato da tratti musicali capaci di pescare dalle suggestioni e dagli stati d’animo legati all’argomento trattato. Il discorso sviluppato brano dopo brano da Innarella e dai suoi compagni di palco si insinua tra accenti modali e danze popolari, tra richiami alle avanguardie e senso melodico: una linea vitale e capace di mettere in relazioni tra loro espressioni musicali, un discorso complessivo, articolato affiancando linee ed emozioni differenti, riflessione e slancio.
La combinazione di sassofono e vibrafono nella frontline permette alla formazione di unire nelle proprie espressioni forza e sospensioni. Una ritmica pulsante ed affiatata corrobora le composizioni e le atmosfere: Sallusti e Altamura controllano le dinamiche e seguono con equilibrio fluido le varie scene del racconto, l’energia non viene mai esibita in maniera muscolare, la carica è sempre rilasciata al punto giusto, con elastica precisione. La particolare costruzione armonica offerta da mallets e lamelle metalliche garantisce tanto il sostegno alle linee del solista quanto una dimensione aperta e meno rigida rispetto ad esempio al lavoro offerto dal pianista. Vincoli meno costrittivi utili come punto di convergenza e di confronto per il quartetto, tanto per le scelte musicali fatte nel racconto delle vicende dei migranti quanto per sviluppare l’interplay.
Se Migrantes è un lavoro alle prime uscite, si avvantaggia in ogni caso di un modus operandi sperimentato. E si avvantaggia anche dello spirito con cui il quartetto affronta le questioni legate alla musica o guarda al mondo di oggi. Come è facile immaginare, si tratta di brani strumentali e, quindi, è la “cornice” che gli autori e gli interpreti offrono alla musica ad individuare i temi e gli argomenti. Il contenuto e il significato passano anche, però, attraverso i pensieri legati alla scrittura e all’esecuzione, le sensazioni suggerite al pubblico che ascolta il concerto o il disco. E, in questo senso, sia il quartetto sia il festival hanno lavorato negli anni per traghettare in maniera viva l’impegno e il significato attraverso la musica suonata o messa in cartellone. Un punto di vista preciso e personale, schietto senza essere ossessivo o fondamentalista, accogliente senza perdere di vista le proprie radici. Lo stesso si può dire della musica: pur guardando in direzioni diverse e riportando le esperienze percorse con gruppi di varia estrazione, la voce del Pasquale Innarella Quartet è riconoscibile, per la combinazione timbrica e per l’alchimia particolare con cui si intrecciano i fili che la compongono. La maturità consente ai quattro di eseguire una musica priva di compromessi al ribasso senza nessun bisogno di radicalizzare il discorso, di utilizzare riferimenti e influenze per dare senso al racconto complessivo della condizione dei migranti di oggi e di ieri.
Segui Fabio Ciminiera su Twitter: @fabiociminiera