Incipit Records – INC203 – 2015
Livio Minafra: pianoforte, campane
Louis Moholo-Moholo: batteria, percussioni
Born Free nasce dalla registrazione di tre concerti tenuti in duo da Livio Minafra e Louis Moholo-Moholo tra il 2014 e il 2015: un viaggio musicale tra il Talos Festival, l’Internationales Jazzfestival di Munster e il Bielefield Bunker Ulmenwall, condotto all’insegna del dialogo, dell’improvvisazione e del mutuo scambio di suggestioni.
Un dialogo libero e capace di attraversare generazioni, periodi storici, intenzioni stilistiche. Un dialogo fatto di suoni, gesti, tensioni, atmosfere. Il racconto di Born Free prende le mosse dall’idea stessa di muoversi senza schemi intorno alla musica scelta: il repertorio, infatti, unisce brani di Moholo, di Dudu Pukwana e Canto General, il vero e proprio inno disegnato da Pino Minafra e ripreso secondo un filo “dinastico” da Livio. Nuclei espressivi intorno ai quali si sviluppa la conversazione tra i due protagonisti. Pianoforte e batteria sono, in pratica, i punti di partenza di una ricerca continua, una sorta di negoziato senza confini dove gli strumenti vengono utilizzati in maniere diverse, secondo le loro inclinazioni naturali oppure forzati a variopinte necessità. Voci, fischi, campane, interazioni, movimenti proseguono il filo delle linee prodotte da Moholo e Minafra.
Born free è un titolo che descrive in modo essenziale l’incontro tra un grande veterano del jazz sudafricano e un pianista italiano, ancora giovane ma già consolidato nella sua identità musicale. Riassume in maniera estrema tante delle possibilità evocate da questo incontro. Storie personali, singolari, vicende complessive di popoli, lunghe decenni. La lotta per libertà dei neri del Sudafrica, la fuga dei musicisti a Londra e il loro contatto con le avanguardie britanniche, il dialogo con la scena europea, da una parte. Il percorso avviato da Pino e proseguito da Livio Minafra, i riferimenti individuati nelle esperienze più radicali provenienti dall’Europa e nelle tradizioni popolari della Puglia e del Mediterraneo, le scelte personali e le composizioni, dell’altra. Il filo, infine, riannodato dalle collaborazioni attivate da Minafric, da progetti come Rebel Flames e, infine, dal duo che incontriamo in questo lavoro. Il particolare e il generale si mescolano e si intersecano per dare vita a possibilità infinite di interpretare lo stesso fenomeno. L’apertura costante e continua al mondo dell’altro che, in qualche modo, riflette, contiene o prevede il proprio.
Le sei tracce – per quanto estrapolate da tre differenti concerti – rappresentano in modo efficace l’idea di flusso sonoro prodotto da Moholo e Minafra: il racconto, l’espressione, il significato arrivano da una ricerca in primo luogo emotiva e partecipata, da una condivisione totale sul palco e con il pubblico presente, con le reazioni scaturite da ogni movimento, da ogni frase – tagliente o affermativa, lirica o spiazzante – e da ogni gesto. L’incontro sul palco vive di tutti questi momenti, legati in modo intimo e profondo: si passa in un attimo dal silenzio alla tempesta, e si torna altrettanto velocemente indietro, sul filo di un equilibrio del tutto naturale, raggiunto grazie alla complicità e all’attenzione al dettaglio, anche nei momenti più sfrenati, esposto con totale trasparenza sul palco.
Una confezione particolarmente ricca avvolge il compact disc: un corposo libretto corredato di testi, foto e disegni e un DVD che aggiunge ulteriori spunti di riflessione con le interviste e, naturalmente, le riprese dei concerti. Il racconto del viaggio di una musica, nata libera e portata sul palco con intenzione del tutto priva di condizionamenti.
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