OnWire – 2015
Walter Beltrami: chitarre, voce, percussioni, elettronica
Looperville: una città improvvisata. La sua mappa è stata tracciata in uno studio di registrazione da Walter Beltrami. Non appare certo una mappa definitiva. Il chitarrista bresciano ha più che altro messo sulla carta tredici schizzi preparatori, quasi tutti, dieci su tredici, pensati direttamente in sala d’incisione con una tecnica (meglio ancora una poetica) che attinge felicemente all’esperienza della musica minimalistica. Beltrami crea, con il suo armamentario elettronico fitti fondali sonori, iterati e ipnotici, screziati da brevi tratti di melodia. Questi brani, mai di lunga durata, appaiono come veri e propri studi, ricerche sulle possibilità infinite che oramai l’elettronica offre alla creatività. Il disco, e questo è il suo lato più interessante, appare come un lavoro preparatorio, l’abbozzo di altri progetti, un quaderno di appunti. Beltrami è un musicista cui non difettano né idee né un sentire poetico importante. Lo dimostrano i tre brani scritti del disco che rivelano quanto abbia la sua musica, che molto deve a quella di Pat Metheny, sia evocativa e coinvolgente. Looperville è quindi una città in costruzione, un cantiere aperto, dove Beltrami, architetto, capomastro e operaio ha accumulato materiali minimalistici, rock, punk, moduli ECM. Probabilmente i lavori andranno avanti a lungo. Forse continueranno indefinitamente, poiché l’autore appare come un personaggio inquieto e perennemente insoddisfatto. In attesa di incontrarci presto tutti a Looperville, come Beltrami augura nelle note di copertina, non resta che notare come in questi ultimi tempi giovani chitarristi italiani (penso a Marcello Giannini e al suo Frammenti) abbiano avuto la voglia e il coraggio di documentare la loro ricerca con progetti discografici aperti, che documentano una ricerca importante.