Alfio Sgalambro – Cahier de Voyages

Alfio Sgalambro - Cahier de Voyages

Heart Music Project – 2015





Alfio Sgalambro: clarinetto, direzione

Marzia Catania: soprano

Carlo Cattano: flauto, flauto contralto, sax baritono

Gaetano Cristofaro: clarinetto basso

Cunegonda de Cicco: pianoforte

Giovanni di Mauro: oboe

Serena Drago: clarinetto

Marcello Inserra: pianoforte

Marisa La Bruna: flauto

Valentina Lombardo: clarinetto

Giuseppe Mangiameli: contrabbasso

Antonio Moncada: batteria, percussioni

Giovanni Pattavina: chitarra

Giuseppina Sipala: violino

Domenico Testaì: flauto





A quattro anni di distanza dall’uscita del pregevole In your mind, Alfio Sgalambro pubblica un secondo disco in cui svela le sue giuste ambizioni come compositore di musica contemporanea nel senso ampio del termine, non necessariamente incasellabile in un genere definito. Per questo cd il musicista di Lentini raduna suoi fidati collaboratori, abituati a scavalcare le categorie e aperti alle sperimentazioni. Quasi tutti, infatti, hanno lavorato nei progetti di Stefano Maltese e quindi fanno parte di quella cerchia che porta avanti con fantasia e rigore il jazz d’avanguardia in Sicilia.


L’album propone composizioni per organico variabile, dal solo, al duo, al trio al sestetto e purtuttavia rivela una notevole coerenza intestina- Si avverte, insomma, uno stile preciso e definito dietro pagine di diversa fisionomia e opposto carattere.


Si comincia con Canto notturno per oboe, insinuante e rapsodico e si comprende subito che Sgalambro sa scrivere bene anche per strumenti diversi dal suo. Si prosegue con la delicata Nomos per pianoforte solo, dove si individua un tema malinconico, ripetitivo e avvolgente.


In Estroso per due clarinetti e clarinetto basso, si percepiscono rimandi alla tradizione operistica, filtrati dall’esecuzione bandistica.


È superfluo ricordare come le grandi bande musicali del sud abbiano rappresentato un tramite importante per far conoscere il melodramma nel meridione. Per non parlare del repertorio delle marce sinfoniche che vanta autori di valore soprattutto in queste terre. Il leader di questo “cahier” ha certamente respirato a pieni polmoni queste arie da sempre.


Contrasti per flauto si presenta più increspata, rispetto ai precedenti pezzi, con alcune forzature sullo strumento di metallo, come colpi secchi sull’imboccatura e suoni ipersoffiati.


Karma per trio è grave e cadenzata, contiene unisoni fra pianoforte e clarinetto, mentre la batteria tiene il tempo rispettando alla lettera la partitura. Non ci sono, cioè, spazi per l’improvvisazione.


San Martino del Carso, dalla poesia di Ungaretti, gioca sulla voce alta della soprano, Marzia Catania in conflitto solo apparente con il timbro scuro del sax baritono.


Nell’Elegia per violino si passa ai toni decadenti, tardoromantici. L’archetto si attarda sulle corde del violino producendo note lunghe e sfibrate.


La Suite per chitarra è suddivisa in quattro movimenti. È il tuffo in un’atmosfera barocca, in un passato lontano, compiuto a cuor leggero da chi ha, invece, lo sguardo proiettato verso il futuro.


How many wordls inside per sestetto ha elementi di un jazz avanzato, se non altro per la libertà concessa a Moncada, che sistema colpi decorativi ben collocati, fino a disegnare uno sfondo percussivo mosso e contrastante dietro un austero discorso cameristico portato avanti dai partners


Thinking in Clarinet è la traccia riservata al dialogo dell’artista siciliano con il suo clarinetto. Predomina la parte scritta ed è l’occasione, oltretutto, per apprezzare il timbro nitido e il fraseggio ben delineato dello strumento ad ancia.


In Enfin la lumière il compositore lascia le briglie un po’allentate e permette qualche licenza ai bravissimi Cattano e Moncada, che, seguendo, comunque, le indicazioni del bandleader si impegnano in un botta e risposta intricato e intrigante. Il flautista si riappropria al meglio dei clichè dell’avanguardia, note ipersoffiate, canto dentro il flauto contralto, stacchi decisi con colpi di lingua, intanto che il batterista va avanti in piena autonomia, senza freni inibitori.


Sgalambro dialoga ancora in modo assorto e dissonante con il contrabbasso archettato di Mangiameli ne In the mirrot fino al concitato finale in cui si punta dtitto verso la free form, l’invenzione atonale. È una sorta di liberazione dei protagonisti dopo tanta cura nel leggere quanto predisposto dall’autore per l’incisione.


Cahier de voyages, infine, è un album singolare e coraggioso, che rivela le considerevoli capacità di un musicista schivo, poco conosciuto fuori dal suo giro, dalla sua regione, ma dotato di gusto, cultura musicale e voglia di rischiare.