Hindi Zahra @ Parco della Musica

Foto: la copertina di Homeland










Hindi Zahra @ Parco della Musica

Roma, Auditorium Parco della Musica – 28.10.2015

Hindi Zahra: voce, chitarra

David Dupuis: tastiere, fiati, chitarra

Jeff Hallam: basso elettrico

Paul Savagnac: chitarra

Jerome Plasseraud: chitarra

Raphael Seguiner: batteria

Ze Luis Nascimento: percussioni

Confesso di essere arrivato al concerto di Hindi Zahra senza aver approfondito a dovere l’ascolto di Homeland, il suo ultimo disco. Ho ascoltato bene solo Silence e To the Forces, canzoni che mi sono bastate per bollare come riduttiva e fuorviante la definizione di “Patti Smith del deserto” che la stampa ne ha fatto. Hindi Zahra non è uguale a nessun altra artista ma prende dei riferimenti qua e là, rimescolandoli insieme.


Franco-marocchina, con padre militare e madre attrice e ballerina, Hindi Zahra è al suo secondo album, con il precedente ha fatto un tour internazionale che l’ha portata a suonare veramente in tutto il Mondo. Nel suo sound ci sono sicuramente vocalist del jazz come Billie Holiday, insieme a quel sound anni ’40 che sta tornando prepotentemente in questo periodo, c’è una piccola traccia di trip-hop alla Bath Gibbons dei Portishead, c’è anche un suono tribale che parte dalla musica popolare marocchina, allargando il suo ventaglio fino alla bossanova e allo ska. Mettere Hindi Zahra nello scaffale giusto in un negozio di dischi non è facile, si potrebbe incorrere in errori grossolani, per questo i giornalisti e i critici hanno inventato il termine World Music. Io la definirei più musica nomade, non nel senso tzigano del termine, ma nomade perché in continuo movimento. Con Hindi Zahra e i suoi bravissimi musicisti si parte dal deserto, si sale sull’Atlante (grande catena montuosa che attraversa Marocco, Algeria e Tunisia), ci si affaccia sul Mediterraneo, si arriva al cuore di Parigi e si riparte per il Sudamerica, senza dimenticare il blues, nell’attraversare l’Atlantico.


Una sola cosa mi delude un po’, per quasi tre quarti del concerto la Zahra è troppo ferma sul palco, mi aspettavo di più da una musicista-attrice. Non si lascia andare a danze e movenze come invece fa nel finale. Ciò che più mi sorprende sono i suoi musicisti, poliedrici e capaci di cambiare registro a seconda del mood di ogni brano, e la sua voce, sempre puntuale, piena e avvolgente.


The moon is full è un piccolo gioiello, magico, evocativo e romantico. Set me free è una classica ballata rock, molto ben suonata e cantata, forse chi l’aveva definita “la Patti Smith del deserto” aveva ascoltato solo quel pezzo. To the forces è probabilmente il brano che racchiude tutte le potenzialità dell’ultimo progetto di Hindi Zahra, infatti viene ripetuto due volte durante il concerto. Potenzialità che dal vivo si concretizzano e si presentano ben solide, senza neanche un momento di incertezza, cosa non facile per un lavoro che si muove così tanto nello spettro del sound e dei diversi generi.



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