Auand Records – AU3008 – 2015
Seby Burgio: pianoforte
Luca Bulgarelli: contrabbasso
Marco Valeri: batteria
Otto brani – sei originali e due standard celeberrimi come Bright Mississippi di Thelonious Monk e Polkadots and Moonbeams composto da Jimmy Van Heusen e interpretato da tutti i più grandi interpreti – costituiscono la scaletta di Bounce, l’esordio di Seby Burgio all’interno delle Piano Series della Auand Records di Marco Valente.
Seby Burgio è un pianista capace di unire una tecnica pirotecnica ad una scelta equilibrata di soluzioni. E la ritmica convocata per formare il trio – vale a dire due musicisti esperti e di grande livello come Luca Bulgarelli al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria – è di quelle in grado di rispondere colpo su colpo, di rilanciare e stimolare il pianista, di creare gli spazi migliori per lo sviluppo della musica.
Un piano trio classico, suonato con estrema perizia, toccando tutti i tasti del genere. Le capacità dei tre musicisti, il loro interplay, la visione estetica, il richiamo ai grandi maestri del genere: elementi che concorrono a dare varietà e spessore al disco. Tanto per fare un esempio, la spinta energetica che infonde la maggior parte dei brani non diventa esibizione muscolare fine a sé stessa, ma tiene sempre incollato l’ascoltare al disco, lo spinge a battere il piede a tempo, a dimenarsi sulla sedia. E la conclusiva Gege’s Groove – composta dal pianista e dedicata al vocalist con cui divide da tempo il palco – è la giusta miscela di ritmo, rilassatezza finale e energia.
Le ballad sono minoritarie nel programma scelto da Burgio. Una toccante versione in piano solo di Polkadots and Moonbeams, però, mostra quale sia la cura di cui è capace nel maneggiare i materiali più delicati. Richiama alla memoria il trattamento offerto a ‘Round Midnight in un precedente disco di Urban Fabula. In questo caso, la strada scelta è meno tumultuosa: il pianismo di Burgio è sempre ricco e affermativo, lussureggiante ma sempre controllato, riesce pur non lavorando in sottrazione a non risultare mai barocco, entra nel brano per trovare il modo di esprimere il proprio punto di vista. Day off è l’altro momento riflessivo presente in un disco giocato in massima parte su tempi medi e veloci, utilizzando con giudizio la pulsazione e la spinta naturale connaturata nel modo di affrontare la musica del trio. Gli spazi più aperti diventano la strada per inserire – in un brano più moderato come Etnia, ad esempio – citazioni da musiche popolari, passi di danze latine, break ritmici, veloci dialoghi tra le due mani del pianista. Un gioco costante sul filo dell’equilibrio, una ricerca continua del limite, del rischio e del rilancio senza però perdere mai il controllo della situazione.
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