Federico Lechner & Silvio Zalambani – Déjà vù

Federico Lechner & Silvio Zalambani - Déjà vù

Edizioni Musicali Borgatti – CDE 091 – 2015




Federico Lechner: pianoforte

Silvio Zalambani: sax soprano






Come forse tutti sanno, il “déjà vu” è la sensazione di aver già vissuto – e, quindi, visto – una situazione o un dialogo o un incontro. È la traccia lasciata da esperienze simili e proiezioni nel pensiero o nell’immaginazione, legate in maniera connessa e stringente a quanto andiamo vivendo. Ed è, a seconda dei casi, una sensazione straniante o consolatoria, ingannevole o profetica.


L’operazione compiuta da Silvio Zalambani e Federico Lechner sulle musiche di matrice latino-americana – argentina in particolare – è ben rappresentata dal titolo scelto. Sax soprano e pianoforte si muovono agili su un repertorio costituito principalmente da composizioni originali in grado di dialogare con la tradizione e con le sue evoluzioni. La lezione dei maestri è sempre presente ma rivisitata e rivissuta secondo un gusto e un equilibrio profondo, scaturiti da pensieri ed esperienze rese solide dagli anni e dalle convinzioni, dalle collaborazioni e dagli studi.


I dodici brani diventano così il luogo per un dialogo fluido. Troviamo via via il virtuosismo incalzante, la combinazione equilibrata delle voci di Zalambani e Lechner, il rispetto per i punti di partenza, la personalità nel mettere sé stessi al servizio della musica: ma, soprattutto, troviamo il senso della condivisione, l’intenzione di prendere spunti, canoni e stilemi per trarne il proprio linguaggio, l’intenzione di avanzare proseguendo un filo in parte tracciato dalla tradizione e in parte da definire con la scrittura e l’interpretazione.


Il fatto di riprendere brani già utilizzati in altri contesti per portarli alla prova del duo rende evidente il senso di continuità e di progressione sul quale si muovono i due musicisti. È il caso di Milongasong già presente in Cartas a mi padre, il disco in piano solo di Lechner, o come Nostalgia del presente, pubblicata da Zalambani nell’omonimo lavoro del Grupo Candombe. Si potrebbe chiosare che è uno dei possibili modi di intendere il déjà vu: scherzi a parte, è di sicuro il modo per dare nuove prepositive ad atmosfere già attraversate, provando a mettere i temi a confronto con il punto di vista di un altro musicista, con l’approccio di una formazione differente, con il passaggio del tempo e i segni che lascia sul proprio stile.


L’incrocio tra jazz e musiche sudamericane è un terreno ancora fertile, tanto per le sonorità quanto per i contenuti. Ed è il luogo dove Silvio Zalambani e Federico Lechner guardano per dare linfa a composizioni che si confrontano secondo modalità differenti ai canoni dei vari generi latino-americani: un riferimento da tenere presente e al quale portare rispetto, con attenzione e passione, senza cercare rivoluzioni o stravolgimenti, ma con l’intento di raccontare e raccontarsi, attraverso brani suonati con gusto e perizia.