Le vite di Giampiero Rubei

Foto: la copertina del libro










Giampiero Rubei. a cura di Mariangela Mincione

Mincione Edizioni. 2015

Giampiero Rubei è stato uno dei principali attori sulla scena jazzistica nazionale per quasi un trentennio. Dall’apertura dell’Alexander Platz, uno dei più rinomati jazz club romani, alle diverse stagioni di Villa Celimontana fino ad arrivare alla gestione della Casa del Jazz. Passando per iniziative diverse – durature nel tempo oppure svolte in modalità singola – come il festival Jazz & Wine a Montalcino oppure le varie edizioni di Jazz in the World con cui ha portato alcuni dei più conosciuti jazzisti italiani nelle capitali del mondo e tantissime altre ancora che testimoniano, appunto, un’azione costante e pervicace, diretta verso la diffusione del jazz. Un percorso definito dallo stesso Rubei come “strada naturale” e “giusta dimensione” per la sua visione della vita. È un paragrafo importante, questo, del libro: lo si trova a pagina tredici e spiega con tratto veloce e sintetico il rapporto dell’uomo con il jazz, la dimensione politica assegnata a questa musica e il suo modo di rapportarsi con l’improvvisazione e con i riferimenti precedenti.


Giampiero Rubei è il libro uscito nella collana Vita Vitae della Mincione Edizioni. È il racconto – breve, purtroppo, e per questo non esaustivo – svolto in prima persona di fatti e impressioni. Come spiega Mariangela Mincione, la curatrice del testo, nella prefazione, le parole di Rubei scorrono senza l’interruzione di domande o voci esterne: un flusso di memorie che attraversa almeno tre delle sue anime, vale a dire l’uomo politicamente impegnato, l’organizzatore di jazz e il curioso osservatore della realtà del mondo. Un racconto breve ma folgorante che scorre a fianco di quattro decenni di storia italiana: dalla politica degli anni di piombo alle varie stagioni del jazz nostrano, ancora in fase di forte cambiamento ed espansione negli anni ottanta e poi sempre più affermato e confermato negli anni più recenti. E insieme le persone che hanno accompagnato il tragitto personale e pubblico di Rubei: nomi conosciuti a tutti, immortalati nelle pagine più tremende della storia recente oppure presenti nelle vicende del jazz, e nomi propri di persone, militanti nella destra romana e collaboratori nell’organizzazione degli eventi. Settanta pagine popolate di ritratti e figure tratteggiate con grande sintesi, segnate da episodi mai banali – aspri alle volte, divertiti in altre occasioni – e percorse da riflessioni sempre incisive e ficcanti, anche quando non se ne condivide la conclusione o la matrice politica.


Rubei ha sempre manifestato apertamente le sue idee. Con la stessa franchezza ha condotto la sua attività jazzistica. E quello stile, la maniera schietta e senza fronzoli, si ritrova nelle pagine del racconto. Un punto di partenza efficace per andare alla scoperta di uno dei protagonisti del jazz italiano. E, probabilmente, è necessario considerare il libro come un primo passo di un percorso di studio e approfondimento sulla figura di Rubei. La varietà delle sue iniziative e la concentrazione di potere avvenuta, ad esempio, negli anni della sua gestione della Casa del Jazz, la sua “eccentricità” di uomo di destra nel panorama culturale e artistico italiano, le prospettive e le riflessioni aperte dalle sue affermazioni sono tutti aspetti che meritano, in effetti, un’analisi accurata, capace di muovere dalla freschezza e dalla sintesi di questa prima opera per inquadrare in modo più completo dal punto di vista storico e sociale le attività del personaggio.




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