Brutter. Aritmie nordiche

Foto: La locandina del concerto










Brutter. Aritmie nordiche

Milano, Go OVer @ Fondazione Riccardo Catella – 12.12.2015

Christian Wallumrød: elettronica

Fredrik Wallumrød: percussioni

La nuova musica del Nord Europa non emette un richiamo univoco e prorompente: come ha puntualmente rimarcato il giornalista Luca Vitali, in apertura alla seconda serata della rassegna milanese Go Over!, la scena free impro e sperimentale scandinava sta tracciando un proprio percorso isolato, quasi del tutto estraneo alle eredità culturali e ideologiche del vecchio continente. Per questo ogni proposta dal crescente roster dell’etichetta Hubro risulta destabilizzante, in qualche misura sempre inafferrabile ma altrettanto seducente, proprio come le varianti linguistiche di quell’area geografica, al contempo ruvide e gentili.


Non è dunque scontato ringraziare Antonio Ribatti e Gianni Barone per l’impegno e la lungimiranza nel voler presentare il duo norvegese Brutter – composto da Christian e Fredrik Wallumrød – nell’elegante contesto della Fondazione Riccardo Catella, situata in uno dei giardini del quartiere Isola. Una serata per pochi curiosi e cultori, riuniti di fronte alla scarna strumentazione dei due fratelli di sangue e d’arte, benché provenienti da ambiti musicali molto diversi.


Ciò che si prospetta è un dialogo tra percussione classica ed elettronica, dapprima quieto ed esplorativo per divenire via via più serrato nel vicendevole rispondersi di synth, drum machine e batteria. Quest’ultima, opportunamente preparata e microfonata, assume non soltanto il ruolo di superficie ritmica ma si arricchisce di modificazioni acustiche, passando attraverso un ulteriore apparato digitale che arriva quasi a conferirvi l’unica traccia di pitch dell’intera performance.


E avanti così, mentre il divario e contrasto tra battiti primordiali e postmoderni si assottiglia dando forma a qualcosa che, persino dopo quasi vent’anni di Supersilent, non può che suonare ancora inedito alle orecchie dei più: questo perché gli sforzi del duo non mirano ad architettare ritmiche complesse e virtuosistiche, ma più semplicemente a crearne una diversa ad ogni istante, e dunque a non mantenere un riferimento temporale stabile.


L’obiettivo ultimo di Brutter è, insomma, l’aritmia, la serena disattesa di ogni convenzione, sia essa appartenente al jazz o all’avanguardia rock: e un tale grado di libertà non può che sfuggire a qualsivoglia etichettamento se non a quello, senza dubbio esemplificativo, della pura improvvisazione.


È in questo che la florida scena scandinava promuove e assicura uno spettacolo musicale che non si ripeterà mai uguale e scoverà ancora le soluzioni più nascoste e inaspettate. Un approccio “diversamente passionale” alla materia musicale, che vive e rifulge nel rapporto instabile tra calcolo e intuizione momentanea, tra solipsismo e visione d’insieme – caratteri scomodi persino ad alcuni ascoltatori esperti, abituati a impeti free che sempre più di rado sanno realmente sorprendere. Il coraggio di una dedizione totale, da ambedue gli estremi del palco, sa regalare anche di questi brividi.