Abeat Records – ABJZ 547 – 2015
Giovanni Perin: vibrafono
Giulio Scaramella: pianoforte
Marco Trabucco: basso acustico
Max Trabucco: batteria
Mirco Cisilino: tromba
Tommaso Troncon: sax tenore
Oir Quartett è una formazione dalla line up peculiare: vibrafono, pianoforte, basso e batteria sono gli strumenti coinvolti e il gioco innescato dalle composizioni e dalle interpretazioni di Giovanni Perin, Giulio Scaramella, Marco Trabucco e Max Trabucco offre al quartetto una voce gentile e delicata pur senza essere priva di direzione e di verve.
Il disco in realtà – nonostante il nome – è a tutti gli effetti un disco realizzato in sestetto con la presenza di Mirco Cisilino alla tromba e Tommaso Troncon al sax tenore. I due “ospiti” sono infatti a tutti gli effetti integrati nel discorso della formazione e nello sviluppo degli arrangiamenti dei brani. Si infittisce la trama del discorso a quattro voci condotto dalle linee melodiche e il discorso musicale della formazione viene condotto con sicura fluidità attraverso ambienti sonori differenti. La gestione degli incontri tra le sonorità e i timbri degli strumenti punta sempre verso una dimensione pacata, senza rinnegare – o mettere in secondo piano, se si preferisce – la cifra caratteristica della formazione.
Le composizioni tutte originali – ad eccezione di una rilettura molto profonda di I fall in love too easily – offrono in modo chiaro l’atteggiamento di Oir Quartett: grazie ad uno sguardo tanto alle attualità quanto alle tradizioni del jazz, la formazione si pone senza pregiudizi nei confronti delle varie esperienze ascoltate e ne rispecchia la propria interpretazione negli otto brani. Proprio la versione di I fall in love too easily ci porta un esempio del percorso: lasciando visibile all’ascoltatore il punto di partenza della trasformazione si fa in modo che si riconosca il ragionamento fatto da Scaramella come autore dell’arrangiamento e poi dagli altri interpreti. Una trasformazione che modella la melodia e l’impatto generale del brano pur rimanendo all’interno di stilemi già applicati alla canzone nel corso delle tante rivisitazioni vissute.
Nel complesso, una visione moderna, vale a dire, dove la matrice afroamericana si fonde con le evoluzioni europee: in pratica, Oir Quartett segue il percorso del jazz di oggi senza rivoluzioni, ma tenendo una buona distanza dalle orme dei passaggi che li hanno preceduti. Raccolgono gli spunti di quanto avviene attorno a loro, per dirla in una maniera differente, e ne ripropongono una lettura che, senza esagerazioni o forzature, cerca di essere personale. Il disco si sviluppa, perciò, in sessanta minuti di musica costruita con criterio e condotta secondo un filo musicale coerente e scorrevole.
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