Edition Records – EDN1064 – 2015
Mark Lockheart: sax alto, sax soprano
Liam Noble: pianoforte
Jasper Høiby: contrabbasso
La scena jazz, e dintorni, britannica riserva sempre delle piacevoli sorprese. Vengono fuori commistioni di generi e musicisti il cui risultato, qualitativamente, desta sempre fascino e curiosità. È così anche per il trio Malija, che in questo disco si presenta senza l’apporto della batteria e con una struttura formata dall’ecclettico pianista Liam Noble, capace di spaziare dal tradizionale all’avanguardia mantenendo intatto il suo forte senso del blues; a cui si aggrega il sax di Mark Lockheart, esponente di spicco dei Polar Bear; e il danese trapiantato in Inghilterra Jasper Høiby al contrabbasso.
Il trio è perfettamente rodato e la musica scorre fluida e suona attuale e moderna nonostante l’uso di tematiche che pescano all’interno della genealogia jazz. Lo conferma Squared, blues d’apertura armonizzato splendidamente da Noble, e tratteggiato dai contrappunti quasi free del sax di Lockheart. Di uguale impatto è l’atteggiamento bluesy di Mr. Wrack, The Pianist e Blues. Unknown è una sorta di richiamo alla danza in cui piano e basso accentuano il senso del groove che copre perfettamente, e lo fanno molto bene in tutto il disco, la mancanza di uno strumento ritmico. La title track riprende un ritornello popolare, così sembra, che poi si trasforma in un pezzo quasi free con il basso che martella come fosse un tamburo. Tra gli undici brani di The Day I Had Everything, tutti originali, spicca Almost Tango, una via di mezzo tra ballata bluesy e tango in cui il sax si lascia andare in fortunate sortite free.
The Day I Had Everything è un disco che naviga ai limiti del camerale, dove i volumi non assumono sembianze da marosi ma si mantengono sempre in un contesto, a volte, al limite del sussurrato. L’empatia fra i tre è evidente e fruttifera. Si conoscono ed hanno composto una musica che partendo da assunti rodati inventano sempre qualcosa di originale, vuoi gli spunti del sax che le soluzioni armoniche del piano unite al secco e puntuale incedere del contrabbasso. È così che ti trasformano una ballad che nasce mainstream, One For Us, in qualcosa d’altro dove la dolcezza del tema s’imbatte in angoli improvvisi e aspre sonorità. Consigliato!
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