Mulatu Astatke & Steps Ahead Band @ Monk Club, Roma

Foto: Luca Labrini










Mulatu Astatke & Steps Ahead Band @ Monk Club, Roma

Roma, Monk Club – 19.2.2016



Mulatu Astatke, classe 1943, è uno di quei grandi musicisti rimasti nell’ombra per diversi anni, personaggio di culto soltanto per una piccola nicchia praticamente fino al 2005, quando la carriera del polistrumentista africano ha subìto una inaspettata svolta, con le sue musiche scelte come colonna sonora del film Broken Flower, e l’uscita di una compilation dedicata alla musica etiope in cui venivano raccolti alcuni suoi brani. Da allora, come spesso accade in questi casi, il creatore di quell’Ethio-Jazz che aveva conquistato anche Duke Ellington negli anni ’70, ha finalmente iniziato a riempire auditorium e club, e ripreso ad incidere dischi in una vera e propria seconda giovinezza musicale ancora in divenire.


Nel suo nuovo tour che in questi giorni tocca anche brevemente l’Italia, il vibrafonista di Jimma è accompagnato dagli Steps Ahead Band, una variegata formazione di sette brillanti musicisti con base a Londra che riunisce alcuni dei migliori esponenti del jazz britannico ed europeo. Il 19 febbraio il musicista etiope ritorna a Roma, dopo le ultime esibizioni in delle sale più grandi e fredde, finalmente in un club, il Monk, in una dimensione che sicuramente gli si confà maggiormente, come lo stesso leader dice al microfono, paragonando la serata romana a quelle newyorkesi. Fin dalle prime note in effetti gli otto musicisti dimostrano subito di essere in piena sintonia con il pubblico che riempie la sala, regalando come apertura una lunga versione di Dewel, brano storico seguito da un altrettanto celebre Yakermew Sew. Piazzatosi al centro del palco dietro il suo amato vibrafono, Mulatu lascia da parte ogni virtuosismo concentrandosi in interventi preziosi quanto essenziali, caratterizzati dal suo tipico tocco elegante e delicato, in contrapposizione a quelli ben più energici e pieni di armonici della sezione fiati, formata dalla tromba di Byron Wallen e dal tenore di James Arben. La lunga carriera permette al musicista etiope di stravolgere ogni volta la propria scaletta e attingere a proprio piacimento dal suo repertorio senza perdere mai il proprio stile, alternando brani più vecchi a quelli più recenti, come Green Africa, The Way To Nice o Motherland che caratterizzano la parte centrale del concerto, in un miscuglio di colori davvero originale e ancora fresco. In tutta la sua arte si possono infatti riconoscere tutte le influenze africane, arabe, cubane, latine e afroamericane che hanno reso davvero unico l’Ethio-Jazz, una musica che affascina e che rimane comunque sempre estremamente ballabile, come da tradizione africana. Grande impatto infatti lo fornisce una ricca sezione ritmica, vero motore del gruppo, con il percussionista inglese di origine nigeriana Richard Olatunde Baker che trascina pubblico e musicisti in una ipnotica Chik Chikka, per una musica d’insieme davvero notevole che non risparmia lunghe improvvisazioni. Nel finale c’è ancora tempo per i brani più famosi e datati, con le note di Yegalle Tizetta e Yekatit che chiudono una bella serata che lascia tutti soddisfatti e che ci restituisce un Mulatu Astatke in piena forma, con il pubblico romano pronto a tributargli i meritati elogi, consapevole di aver assistito all’esibizione di un personaggio importante, per molti versi unico.



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