Foto: Fabio Ciminiera
Relendo Villa-Lobos @ Cesena
Cesena, Conservatorio Maderna – 16.2.2016
Cristina Renzetti: voce
Emilio Galante: flauti
Gabriele Zanchini: fisarmonica
Michele Francesconi: pianoforte
Davide Bernaro: percussioni
Fabio Ciminiera: voce narrante
Esistono musicisti capaci di rappresentare il momento di passaggio tra epoche diverse. Le chiavi secondo cui avviene questo fatto sono molteplici: il loro percorso artistico, le vicende attraversate nella vita, i dialoghi e gli scambi intrecciati con altri autori. Heitor Villa-Lobos si può definire senz’altro un musicista classico, ma proviene da un luogo e da un panorama musicale diversi da quelli che normalmente siamo abituati ad associare alla musica classica. La sua opera si ispira ai grandi maestri del diciannovesimo secolo ma è capace di mettere le proprie radici nelle tante anime del folklore del Brasile e del continente sudamericano. La sua musica è principalmente composta ma poi viene ripresa, eseguita e “trasformata” dagli autori della seconda metà del novecento, diventa fonte di ispirazione e di riflessione per le successive generazioni di musicisti brasiliani.
Con questa ottica nasce il progetto Relendo Villa-Lobos. Una rilettura a tutti gli effetti del carattere e dello spirito del compositore, oltre che dei brani e delle pagine da lui scritte. Un ponte tra Europa e Brasile costruito mettendo in relazione jazz e mondo classico, approccio libero e rispetto per la partitura. La formazione agile e melodica approfitta della situazione ibrida create per portare approcci differenti al materiale, per seguire suggestioni di volta in volta utili a mettere in risalto tanto il valore della pagina originale quanto le proprie capacità e lo stile dei cinque protagonisti sul palco. Se la partitura e la melodia hanno il “posto d’onore”, gli interventi portati grazie agli arrangiamenti mettono a confronto i brani di Villa-Lobos con quanto scaturito poi dal Brasile nel corso dei decenni successivi alla sua morte. Non è un caso che in scaletta siano presenti canzoni di Jobim (Por Toda Minha Vida e Chovendo na Roseira) e Guinga (Canibaile) e due brani originali (Cirandette di Emilio Galante e Bola e Mela di Cristina Renzetti e Gabriele Zanchini). Così come lo sguardo al Brasile è uno dei punti di partenza degli arrangiamenti preparati da Zanchini e Francesconi. Si potrebbe dire che il gruppo abbia voluto riconsegnare a Villa-Lobos la sua “brasilianità”: diventa, fuor di battuta, un passaggio essenziale per interrogarsi sulle evoluzioni prese dal suo messaggio musicale, sulle interazioni innescate da altri ascolti, sulle possibilità espressive dell’attualità.
E quindi momenti liberi, unisono stretti e serrati, incastri timbrici, sospensioni liriche vanno a colorare, contaminare, interagire, supportare le melodie. Il centro resta sempre il filo del canto. Declinato, appunto, secondo modalità differenti, secondo suggestioni in grado di combinare attitudini di provenienza varia. Una continua interrogazione sulle possibilità espressive che partono dai temi di Villa-Lobos per arrivare a decenni di distanza e per raccogliere il senso del passaggio, le evoluzioni incontrate nel loro viaggio.
Un’intenzione ancor più evidenziata dall’invito che mi è stato rivolto dal quintetto: vale a dire accompagnare il concerto con la lettura di un racconto ispirato alle vicende e alle “avventure artistiche” di Villa-Lobos. Un uomo su un crinale della storia, per tornare alle considerazioni fatte in apertura: il quintetto riflette sulla sua produzione a posteriori giocando con abilità con gli ingredienti messi in tavola dallo stesso compositore, utilizzando gli spunti classici e folklorici in maniera rispettosa e, allo stesso tempo, personale.
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