Vecchia America e Nuovo Swing: le musiche e le canzoni di Gorni Kramer e del Quartetto Cetra

Foto: Ambrogio Colombo










Vecchia America e Nuovo Swing: le musiche e le canzoni di Gorni Kramer e del Quartetto Cetra

Milano. Sala Barozzi, Istituto Italiano Ciechi – 28.2.2016

Vecchia America e Nuovo Swing ha rappresentato l’occasione per rimettere al centro dell’attenzione le musiche e le canzoni di Gorni Kramer e del Quartetto Cetra, in un concerto pomeridiano nel quale sono stati coinvolti, in ordine di apparizione, Silvia Zaro, Gianni Coscia, il Coro Polifonico Libercanto diretto dal Maestro Mario Gioventù, il quintetto vocale Alti & Bassi, Gino Mescoli e, infine, ha chiuso la scaletta Memo Remigi. Una riflessione sonora e divertita condotta in modo affabile e accogliente da Andrea Pedrinelli, critico e scrittore, autore del volume La canzone a Milano pubblicato recentemente da Hoepli. Tra gli ospiti presenti in sala, Laura e Teresa Gorni, figlie del Maestro Kramer, Matteo Savona, nipote di Virgilio Savona e Lucia Mannucci, e il chitarrista Franco Cerri. Nonostante la pioggia insistente, il pubblico è accorso numeroso, tanto che molte persone intervenute sono rimaste in piedi.


Il concerto è stato promosso dal Circolo Culturale Paolo Bentivoglio UIC, dal suo presidente Erica Monteneri, e dal presidente della sezione UIC di Milano Rodolfo Masto che hanno affidato a Giuseppe Ferdico tutta la parte organizzativa. Andrea Pedrinelli, il conduttore della serata, ha chiesto di far abbassare le luci della sala e, dal buio, come per magia, sono emerse le voci di Gorni Kramer, di Lucia Mannucci, di Virgilio Savona e di Dante Panzuti che conversavano piacevolmente durante una trasmissione radiofonica, ricordando il fatto che Kramer avesse composto nel 1944 Pietro Bughi, il ciabattino di Rivarolo Mantovano, colui che scherzosamente, dissero, aveva inventato il boogie woogie. Dopo il primo lungo e sentito applauso, Pedrinelli ha introdotto sul palco Silvia Zaro, pianista e cantante dalla voce forte e melodiosa, con un tocco pianistico incisivo. La cantante ha reso omaggio ai Cetra con l’esecuzione di Vecchia America e di Quel vecchio palco de La Scala e a Gorni Kramer con Amore Fermati e altri brani. Dopo di lei, è salito sul palco Gianni Coscia con la sua fisarmonica e, dopo aver ricordato l’amico di Rivarolo Mantovano, ha eseguito Prime Lacrime, brano del 1935del Maestro, e altri pezzi da lui graditi come Stardust. Una buona performance, nonostante una fastidiosa tendinite che ha rallentato un po’ i movimenti di Coscia. Il musicista di Alessandria ha ricordato che vide per la prima volta Gorni Kramer nella sua città natale, quando Coscia aveva solo 17 anni. Pedrinelli ha ricordato l’importanza del Quartetto Cetra, di Gorni Kramer e dello stesso Cerri, presente in sala, non soltanto per il jazz ma anche per la storia della canzone italiana. Oltre a cantare e suonare il jazz nel dopoguerra, iniziarono infatti insieme a Garinei e Giovannini ad interpretare tutti i testi degli spettacoli musicali – a partire da Gran Baraonda del 1951 – per dare vita ad una grande stagione della cultura nazionale.


Pedrinelli ha poi chiamato sul palco Giuseppe Ferdico, deus ex machina di tutta l’iniziativa. Il discorso si è spostato perciò sul titolo della serata: un titolo che comprende due brani Vecchia America di Lelio Luttazzi e Nuovo Swing, portato al Festival di Sanremo da Enrico Ruggeri nel 1984. Nel tempo, lo swing si è rinnovato, fino ad arrivare a noi, sopratutto grazie ai gruppi vocali quali i Mills Brothers, Hendricks, Lambert & Ross, i Manhatthan Transfer e, per arrivare alle esperienze italiane, a Le voci di corridoio e a Gli alti e I bassi. I continui cambiamenti sono dovuti all’espressività dei gruppi vocali, alle sonorità e anche alle tecniche di incisione. Per tornare ai Cetra, una delle loro ispirazioni erano proprio i Mills Brothers, quattro fratelli provenienti dall’Ohio, che imitavano gli strumenti delle grande orchestre swing. La canzone Crapapelada, con testo in dialetto milanese di Tata Giacobetti e musiche di Kramer, è stata eseguita ricorrendo al canto scat. A fianco dei Cetra, Gorni Kramer si lanciava in assolo veloci sostenuto da un ritmo indiavolato, ispirato dalle orchestre del clarinettista Benny Goodman: un’esecuzione a tutti gli effetti jazzistica, all’insaputa degli ascoltatori dell’epoca, vittime dell’autarchia.


Subito dopo, si è tornati dalle parole alla musica ed è stato il turno di Libercanto, un coro polifonico di trenta elementi diretto dal Maestro Mario Gioventù e accompagnato al pianoforte da Stefano Meani. Il coro ha intonato alcuni canzoni dedicate ai Cetra: suggestiva ed emozionante è stata l’interpretazione di Un bacio a mezzanotte. Inoltre, il soprano del coro, avvicinandosi al pianoforte, ha cantato La mamma dei gatti, un brano eseguito da Lucia Mannuncci all’età di quattro anni proprio nella stessa Sala Barozzi, nel 1924. Si sono poi avvicendati sul palco il quintetto vocale de Gli Alti e i Bassi che hanno dato la loro versione della canzone satirica Però le voleva bene, dove un fidanzamento finisce tragicamente. Andrea Gambetti ha ricordato il proprio rapporto speciale con Virgilio Savona e Lucia Mannucci che aveva conosciuto e che aveva anche partecipato del suo primo disco.


Subito dopo la loro esibizione, una nuova sorpresa per il pubblico. Gino Mescoli compositore e pianista si è esibito suonando la sua suite Krameriana. E alla fine, applauditissimo, è arrivato sulla scena Memo Remigi: brillante, spiritoso, oltre sa raccontare aneddoti sulla sua vita e sulla lunga amicizia con Gorni Kramer, ne ha fatto anche l’imitazione. Con una base preregistrata, infatti, ha eseguito alcune delle canzoni più celebri del Maestro, come Domenica è sempre Domenica, celeberrima sigla della trasmissione Il Musichiere, Pippo non lo sa, Un sassolino nella scarpa, Merci Beaucoup e ha chiuso con la samba veloce Donna. Remigi, poi, s’è seduto al pianoforte e ha cantato alcuni dei suoi successi più famosi come Innamorati a Milano, Filomena e Io ti darò di più.


Il pubblico, estasiato, sarebbe rimasto ad ascoltare musica per molto tempo ancora, ma lo spettacolo si stava avviando ormai alla conclusione. Il tempo di dare un ricordo per la serata ai musicisti presenti sul palco e Andrea Pedrinelli ha dato appuntamento al prossimo anno per una nuova iniziativa musicale del Circolo Paolo Bentivoglio alla Sala Barozzi.