Tony Allen Quartet e Makaya Mc Craven Quintet @ Monk Club, Roma

Foto: Luca Labrini










Tony Allen Quartet e Makaya Mc Craven Quintet @ Monk Club, Roma

Roma, Monk Club

Tony Allen Quartet Tribute to Art Blakey. 15 marzo 2016

Makaya Mc Craven Quintet. 17 marzo 2016



Doppio appuntamento ravvicinato, nella settimana centrale di marzo, al Monk di Roma con due concerti tinti di jazz che vedono protagonisti altrettanti batteristi bandleader. Martedì 15 è di scena Tony Allen, uno dei più importanti ed influenti musicisti africani, per rendere omaggio ad un altro storico batterista jazz, Art Blakey, in un progetto che vede la tappa romana come unica data italiana. Artista di punta ed uno dei padri fondatori dell’Afrobeat, direttore dell’orchestra e vero motore ritmico di Fela Kuti, il batterista nigeriano è ben presto diventato un musicista di culto, continuando dagli anni 80 una brillante carriera in giro per il mondo a fianco dei più variegati personaggi e formazioni, riuscendo tuttavia a mantenere inalterato e ben riconoscibile il suo stile. Con lui sul palco un trio di giovani musicisti non troppo conosciuti a completare un quartetto che già dalle prime note sembra essere molto distante dalle sonorità più spinte ed articolate delle formazioni capitanate da Blakey. Il gruppo assemblato proprio per questo progetto però non pare essere all’altezza di un omaggio tanto importante, dando subito l’idea di essere male amalgamato: se da una parte infatti il drumming di Tony Allen segue il suo caratteristico andamento ipnotico, riuscendo comunque in una personale rivisitazione dell’arte di Blakey, dall’altra non è affatto supportato dai suoi compagni, spesso troppo patinati e per nulla originali nei fraseggi e nel linguaggio. La sezione fiati poi è sempre stata uno dei punti di forza delle varie formazioni di Blakey, ed il solo Omicil, che alterna contralto e flauto, può davvero ben poco, apparendo tra l’altro non particolarmente convincente. I quattro lasciano sempre la netta impressione di badare più alla scenografia invece di osare qualcosa di nuovo o diverso, con i tre giovani musicisti che inevitabilmente risentono del carisma e dell’importanza del loro leader che suona indifferentemente dritto il suo stile, sia che si tratti di A Night In Tunisia che di Moanin’, in un repertorio che non trova mai spunti interessanti. Un concerto che sicuramente non rimarrà alla storia in cui la pecca più grande di Allen è quella di non aver scovato dei validi e più coraggiosi talenti, quella che forse era la più grande dote di Art Blakey.


Due giorni dopo è la volta di un altro batterista dal curriculum e formazione ben diversi, ma sulla carta altrettanto interessante, nonostante il pochissimo pubblico presente. Lui è Makaya Mc Craven, classe 1983, parigino di nascita e figlio di Stephen a sua volta batterista con qualche partecipazione importante a fianco di alcuni musicisti free degli anni 70, impegnato in un tour nei più prestigiosi club europei per promuovere il suo secondo album “In The Moment”. Qui le atmosfere sono molto diverse dal precedente concerto, con il quintetto, formato tutto da giovani ma interessantissimi musicisti, che tira fuori una musica contaminata da più fronti, dal Miles elettrico degli anni di Bitches Brew al free fino all’hip hop e all’indie rock. Qui l’improvvisazione e l’estemporaneità giocano un ruolo fondamentale con i vari assoli portati pian piano all’estremo con un interplay tra tutti i componenti che funziona bene. I brani sono quasi tutti ripresi dall’ultima uscita discografica ma riproposti qui in una versione più lunga e dilatata, sorretti sempre dalle possenti e veloci bacchette di un Mc Craven che picchia giù duro dall’inizio alla fine per più di due ore, in un concerto che quantomeno fa sentire qualcosa di nuovo. Lode alla carica ed al coraggio dei cinque, all’apparenza strampalati, musicisti che si dimostrano in realtà ben affiatati e tecnicamente dotati, con il difetto di essere forse troppo monocordi nella proposizione di un concerto che non conosce pause e che alla fine risulta essere troppo tirato e pesante, ma che comunque lascia ben sperare per il loro futuro.



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