Foto: Fabio Ciminiera
Daymé Arocena @ Monk Club, Roma
Roma, Monk Club – 14.4.2016
Daymé Arocena: voce, percussioni
Crispin Robinson: batteria, percussioni
Robert Mitchell: tastiere
Maria Julia Nuñez: percussioni
Oli Savill: percussioni
Tom Mason: contrabbasso
La ricerca dei fili storici ed espressivi, l’analisi delle evoluzioni e delle nuove direzioni possibili per il ritmo e le matrice sonora cubane. Una serata articolata in tre momenti – una breve conversazione con Crispin Robinson, il documentario La Clave “condotto” da Gilles Peterson e, naturalmente, il concerto di Daymé Arocena – apre una finestra sulla situazione attuale della musica cubana. L’attenzione del documentario si concentra sulla rumba, ma si apre presto alle implicazioni sociali e religiose connesse alla Santeria, sottolinea la costruzione artigianale degli strumenti, l’importanza del canto e della danza. La forza espressiva della Clave, elemento costitutivo di tutta la musica cubana, l’impasto delle percussioni, è alla base di un ragionamento che coinvolge generazioni diverse e, di conseguenza, diversi modi di intendere il linguaggio, di interpretarlo e di innestare elementi eterogenei nelle composizioni e nella pratica del concerto. La presenza di un narratore “esterno” come Gilles Peterson offre un punto di accumulazione e confronto, fa convergere nelle festose jam session i vari musicisti incontrati in un confronto diretto.
Ritmi e linguaggi di provenienza cubana hanno costituito, naturalmente, il filo rosso del concerto di Daymé Arocena. Una formazione di grande impatto con i tre percussionisti a formare le fondamenta della musica, contrabbasso e tastiere sempre attenti alla gestione armonica e al dialogo con la voce e – appunto, al centro della scena – la forza interpretativa della cantante.
Le esecuzioni dei brani presenti in Nueva Era e in One Takes, EP di prossima pubblicazione, mantengono molti dei presupposti ascoltati nelle registrazioni: la grande empatia della cantante, la sua capacità di interagire con gli elementi ritmici dei brani, una particolare miscela di energia e controllo, interplay con i musicisti sul palco, la propulsione continua che scaturisce naturalmente dall’espressività e dal profondo radicamento alla tradizione, la capacità di usare altri linguaggi e metterne in luce le relazione con Cuba e la sua musica per arricchire la costruzione e lo sviluppo del proprio repertorio.
I temi mantengono infatti ben riconoscibili i canoni dei vari generi attraversati, rumba e son cubano su tutti. L’incontro con la scena londinese, d’altro canto, porta una linfa altrimenti non presenti nel suo vocabolario sonoro: l’apertura e la curiosità ampliano l’orizzonte con cui Daymé Arocena si confronta, i riflessi artistici delle “nuove” collaborazioni le permettono di intraprendere una ricerca volta ad allargare i confini di una tradizione plurisecolare, pur senza rinnegarne le caratteristiche più significative.
Daymé Arocena conferma, perciò, dal vivo il potenziale della sua voce e del suo modo di porgere la musica. L’equilibrio con cui viene realizzato l’incontro tra i vari ingredienti diventa una chiave già individuabile nella musica della cantante e una traccia da sviluppare ulteriormente nei prossimi lavori.
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