Foto: la copertina del disco
Rust and Blue, il nuovo disco di Ivan Valentini.
Rust and Blue è l’ultimo progetto di Ivan Valentini. Un disco crudo, diretto e affascinante nella sua immediatezza espressiva. L’ha realizzato in quartetto con Luca Perciballi alla chitarra, Luca Cotti al basso elettrico e Riccardo La Foresta alla batteria. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo suo lavoro ed ecco cosa ci ha raccontato.
Jazz Convention: Ivan Valentini e Rothko: le ragioni di una passione hanno prodotto Rust and Blue. Ce ne vuoi parlare?
Ivan Valentini: L’incipit Ivan Valentini e Rothko è piuttosto imbarazzante (ride). In realtà non mi sono voluto inspirare ne tantomeno trovare analogie e connessioni perché l’abisso è eccessivo. Trattasi solo di umile omaggio a colui che ritengo uno dei più grandi artisti di sempre.
JC: Rust and Blue lo hai registrato in quartetto con una nuova formazione di giovani musicisti…
IV: Quando hai accumulato una certa età senti il bisogno di essere a contatto con forze nuove che ti sappiano trasmettere energia e anche aprire a un modo differente di vedere le cose. Inoltre se la differenza di età è significativa, diventa più naturale strapazzare i musicisti, cosa che mi procura intenso piacere (ride).
JC: Hai deciso anche di sostituire il contrabbasso con il basso elettrico?
IV: Del basso elettrico (almeno così come è suonato da Luca Cotti) mi piacciono la definizione, la centratura e la “pesantezza” del suono, elementi che nel contesto di questa musica rappresentano un ancoraggio, un elemento di concretezza che bilancia tratti di astrazione abbastanza marcati. Col tempo ho capito che l’equilibrio tra elementi contrastanti è di fondamentale importanza per una forma artistica che stia in piedi.
JC: Quanto tempo di gestazione ha avuto il progetto per poi diventare documento sonoro?
IV: Tra i primi contatti e il disco finito è passato circa un anno e mezzo. A livello compositivo in questo periodo sono nati sei brani presenti nel CD, mentre la scrittura degli altri è precedente.
JC: Le undici composizioni del disco sono scritte di tuo pugno. Ci potresti raccontare brevemente la loro genesi e significati?
IV: Non c’è un approccio compositivo unico. Forse l’elemento di partenza prevalente è l’elaborazione di scomposizioni ritmiche particolari, alle quali si sono sovrapposti in un secondo momento gli altri elementi sonori (Nichilismo, Twice six, 24 eleven, Xy2). Poi ci sono brani generati da ostinati di basso come The fake five e 7ette 2ue 5inque, altri di stampo più tradizionale basati su giri armonici (The seven is easy, Blue on twenty) pure esplosioni di energia simil punk come Song 3. Two behind two è nato dalla elaborazione di una cellula motivica di quattro note. La questione del significato in musica (che per un certo periodo mi ha preso molto) è tanto affascinante quanto sfuggente. Non possiamo, nell’arte e nella musica in particolar modo (dato il suo altissimo e intrinseco grado di astrazione) riferirci alle modalità consuete con cui maneggiamo altrove il concetto di significato. Io ho lavorato su forme, che sicuramente veicolano significati ma quali? Quel che posso dire è che il significato abita in quello che una persona sente ascoltando questi suoni.
JC: Ascoltando Rust and Blue ci si trova di fronte a un lavoro che comprende rock, contemporanea e avanguardia jazz…
IV: Sono sempre stato piuttosto aperto negli ascolti, il sentire umano (che è ciò cui si rivolge con particolare sottigliezza la musica) è estremamente stratificato e complesso, mi interessa quello che scava lì dentro e credo lo si possa trovare in qualunque genere (anche se naturalmente ho i miei preferiti). Sebbene continuino ad esistere le parrocchie e un discorso trasversale, trovi ancor oggi maggiori difficoltà a collocarsi, il problema della separatezza dei generi mi pare sostanzialmente superato, cosa che mi fa molto piacere. Dagli ascolti diversificati è poi derivato un pensiero musicale contaminato e trasversale.
JC: Rust and Blue suona duro, aggressivo, spigoloso, tagliente. Si astiene dal concedere facili letture sonore. È questo che cercavi, che volevi?
IV: Ho sempre percepito la condizione esistenziale umana come obliqua, irrimediabilmente inclinata, per cui le “facili letture” non mi hanno mai appassionato, mentre sono sempre stato attratto da ciò che appare a prima vista oscuro, difficilmente penetrabile.Se hai rispetto per l’arte, come io credo di avere, non sono ammessi infingimenti, devi sforzarti di dare onestamente forma a quello che senti e a quello che sei e – in effetti – non mi hanno mai detto che ho un carattere docile e morbido (ride). Non parto quindi dal “volere” qualcosa ma da quello che sento, da oggetti sonori che mi colpiscono, per poi farmi guidare nel percorso da ciò che mi sembra equilibrato e sensato. Detto questo credo che Ivan Valentini Rust and Blue mi rispecchi, come persona e come pensiero musicale, con un buon grado di fedeltà.
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