JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Mari Yamashita, Efflorescence

JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Mari Yamashita, Efflorescence

Erato Music – EM-1007 – 2015




Mari Yamashita: vibrafono

Hiroshi Fukutomi: chitarra

Yuta Omino: contrabbasso

Yosuke Nagayama: batteria, percussioni






A causa delle sue peculiari caratteristiche sonore, il vibrafono ha sempre faticato ad imporsi nel panorama jazzistico contemporaneo, rispetto ad altri strumenti principe del jazz come il pianoforte o il sassofono, venendo prevalentemente associato ai grandi esponenti di questo strumento, come Lionel Hampton, Red Norvo e Milt Jackson, o a una ridotta rappresentanza di più recenti esecutori come Gary Burton, Joe Locke e Stefon Harris. Pochi sono coloro che hanno saputo reinventare ed adattare alle nuove tendenze musicali il linguaggio del vibrafono che, ponendosi a metà strada tra un pianoforte ed uno strumento a percussione, si caratterizza per un suono cristallino, ma etereo; solido, ma allo stesso tempo effimero.


La vibrafonista Mari Yamashita è tra i musicisti che sono riusciti in tale intento, traghettando le possibilità di questo strumento verso orizzonti più moderni, senza mai perdere di vista la tradizione. Dopo aver iniziato da giovanissima lo studio di pianoforte e percussioni ed aver conseguito numerosi riconoscimenti musicali, la Yamashita decide di intraprendere un lungo percorso di perfezionamento alla Berklee School of Music di Boston dal quale tornerà arricchita da una solida progettualità musicale, riuscendo a distinguersi nel panorama nazionale come una delle figure più autorevoli del suo strumento e, più in generale, dell’intera scena jazzistica giapponese.


Questo suo quinto disco da leader, registrato con il suo nuovo quartetto e pubblicato dalla Erato Music, etichetta fondata dalla stessa Yamashita, si fregia della presenza dell’ottimo chitarrista Hiroshi Fukutomi, il quale riesce a creare un coinvolgente amalgama timbrico con il suono del vibrafono, complice anche una eccellente qualità sonora della registrazione, rivelandosi decisivo per la costruzione sonora e formale di tutti i brani. Ne sono prova l’incipit offerto in apertura da Twinkle Bell, brano in cui i due strumenti armonici si palleggiano il ruolo di accompagnatore e solista in modo efficace e creativo, e brani dall’alto tasso di swing come Ferris Wheel e The End of Summer. La musica della Yamashita è composta da molteplici elementi che via, via si manifestano all’ascolto: si lascia avvolgere da ombre misteriose, pronte a dileguarsi davanti ad inaspettati sprazzi di sole (Not Quite Dark, Snowy Day), si ferma a respirare in morbide ballad (Kumo no Saki) e non disdegna rompere gli schemi come in Cactus, brano che dà spazio ad un’irruenza di stampo rock. Il chitarrista Fukutomi lascia il segno firmando un paio di riuscite composizioni, tra cui la bellissima Chiru Sakura Saku che chiude il primo di questo doppio album.


La seconda parte di questo lavoro potrebbe definirsi un concept album dal momento che ruota attorno all’idea di hanami. Questo termine giapponese, che letteralmente significa “osservazione dei fiori”, indica quel periodo dell’anno, solitamente compreso tra marzo ed aprile, in cui avviene il processo di fioritura degli alberi di ciliegio, durante il quale milioni di persone si radunano in spazi verdi all’aperto per ammirare questo amatissimo evento naturale. Da qui la scelta di intitolare Efflorescence, per appunto la traduzione inglese della parola “fioritura”, questa lunga suite interamente scritta dalla Yamashita. Una intro sottolineata dal contrabbasso suonato con l’archetto, ci introduce in punta di piedi in questa seconda metà dell’album in cui la qualità musicale non cambia, anzi vede rafforzarsi l’identità del quartetto come entità coesa e dal solido interplay. In chiave sonora vengono ripercorse idealmente le varie fasi della fioritura, una suggestione evocata da titoli come Seed Germination o Penetration of Water, attraverso composizioni che mantengono la loro ricercatezza armonica e nelle quali le metriche sono rese interessanti da tempi irregolari (Seed Germination, Interlude). In questo il contrabbassista Yuta Omino e il batterista Yosuke Nagayama sono indispensabili per chiudere il quadro sonoro della band, intenti a tenere strenuamente il timone ritmico delle esecuzioni. Questo album, ispirato e ben suonato, è di fatto l’opera più ambiziosa della Yamashita e riesce a gettare un seme nell’animo dell’ascoltatore che, una volta germogliato, cresce e si rafforza ad ogni nuovo ascolto.



Link di riferimento:

Mari Yamashita Quartet, Efflorescence (disc #1). Album Trailer: https://youtu.be/OS6ysMw00vI

Mari Yamashita Quartet, Efflorescence (disc #2). Album Trailer: https://youtu.be/4suF3-PIFMM