Music Center – BA 142 CD – 2007
Ferdinando Faraò: batteria
Luca Calabrese, Giovanni Falzone: tromba e flicorno
Giulio Martino, Germano Zenga: sassofono tenore e soprano
Michele Benvenuti, Beppe Caruso: trombone
Yuri Goloubev, Tito Mangialajo Rantzer: contrabasso
Dopo la Eschersuite, ecco arrivare la Pollocksuite di Ferdinando Faraò. Dopo l’iperrealtà visionaria di M.C. Escher un lavoro sull’action painting ispirato dall’americano Jackson Pollock.
L’ensemble, composta da nove musicisti, viene egregiamente diretta dal batterista romano, impegnato anche nelle composizioni delle otto tracce su nove che compongono l’album.
Pollocksuite suona musiche diverse, troviamo danze e marce, con fanfare e suoni onomatopeici che suonano letti di fiati capaci di sovrapporsi in armonia grazie alla corposa sezione d’ottoni.
Un disco sprizzante di buone idee, dalla buona orchestrazione che cattura l’ascoltatore, in grado di toccare anche chi svogliatamente ha bisogno di musica e che troverà comunque qualcosa a cui aggrapparsi. Magari Big Orange (to Pip Pyle) per la sua melodia, o There Were Seven in Eight per la suo fare classicheggiante che a tratti può ricordare addirittura Wagner o Lookin’ through the Horn’s Hole o Emotions, dalle atmosfere festa-popolare con banda annessa in fase di riposo o Drops, dall’aspetto antipatico e con un savoir-faire esotico.
Bravi tutti, un album sentito da ogni singolo elemento.