Ipocontrio – Continuum

Ipocontrio - Continuum

A.Ma Edizioni – AMC004 – 2016





Bruno Salicone: pianoforte

Francesco Galatro: contrabbasso

Armando Luongo: batteria

ospiti:

Alessandro Presti: tromba

Daniele Scannapieco: sassofoni







A differenza di quanto potrebbe far pensare la denominazione collettiva, Ipocontrio si allarga spesso al quartetto e al quintetto nelle otto tracce di Continuum: Bruno Salicone, Francesco Galatro e Armando Luongo – i veri e propri titolari della formazione – convocano infatti due fiati, l’emergente trombettista Alessandro Presti e il solido e conosciuto sassofonista Daniele Scannapieco per disegnare e arricchire i temi proposti nel lavoro. E questa “fusione” si riflette anche nella scelta dei temi da suonare, oltre al coltraniano Mr. P.C: se quattro brani portano la firma del pianista e uno – Asintoto, la traccia di apertura – è stato composto dal batterista, nella scaletta sono presenti anche due pezzi di Alessandro Presti, a testimoniare una connessione molto più profonda di quanto possa lasciar pensare l’apparizione come ospite di un solista.


La formazione si muove compatta intorno alle suggestioni di un modern mainstream in equilibrio tra sguardi alla tradizione, riflessioni modali e richiami, più o meno velati, a una visione melodica in qualche modo italiana. Le otto tracce rappresentano perciò una riflessione, da parte del combo, sul vocabolario jazzistico scaturito a partire dagli anni sessanta. I cinque musicisti pongono sul piatto, in maniera onesta e propositiva, ascolti e intenzioni, possibili interpretazioni e ispirazioni. Le matrici del linguaggio jazzistico sono chiare, ma sono altrettanto chiare le necessità dei singoli componenti e, quindi, della formazione nel suo complesso di non ripercorrere in maniera imitativa il cammino fatto dai grandi maestri. La lettura data al brano di Coltrane rappresenta bene la voglia di disfare, in modo rispettoso e personale, la confezione originale per puntare a una nuova confezione secondo una visione propria, franca e diretta per quanto non rivoluzionaria o avanguardista. Lo stesso atteggiamento viene seguito nel complesso del disco: la filosofia che attraversa tutto Continuum riporta in modo coerente l’intenzione di misurarsi con la letteratura jazzistica, la scelta di seguirne le varie evoluzioni per esprimere, però, un punto di vista peculiare, la voglia di non lasciarsi andare ad un mero esercizio di stile per dare voce al carattere individuale.


Ed è in questo senso che torna comoda la denominazione collettiva della formazione, che riesce ad avere senso nonostante poi nel disco troviamo sempre almeno quattro voci: nel disco emergono la dimensione del gruppo e la continuità del dialogo, il rispetto dei ruoli dei vari strumenti si lega in modo significativo con l’interplay, il proposito di mettersi al servizio del risultato totale.



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