Anteprima/Musicast – 2016
Manu Katché: batteria, voce
Jim Watson: pianoforte, wurlitzer
Tore Brunborg: sassofoni
Luca Aquino: tromba
Ellen Andrea Wang: contrabbasso, voce
Nils Landgren: trombone
Il percussionista e vocalist francese sceglie la continuità registrando assieme al gruppo che lo accompagna dal vivo ormai da molti anni, con Jim Watson al pianoforte, Tore Brunborg ai sassofoni e Luca Aquino alla tromba. Tuttavia Manu Katché decide per evolvere il sound del quartetto invitando al contrabbasso la giovane bellissima Ellen Andrea Wang e al trombone il navigato Nils Landgren, la cui presenza consente di ottenere una sezione fiati autentica. Katché chiede altresì al pianista di usare soprattutto il wurlitzer, una tastiera elettrica impiegata soprattutto negli anni Settanta e tornata di recente nel suono di alcune jazz band: in Unstatic lo strumento conferisce quasi un alone vintage e comunque offre tonalità più soul rispetto agli album precedenti a firma del batterista, pur restando sempre ancorato al jazz-jazz (sia pur modernizzato). Quest’ultima scelta ha una spiegazione ben precisa se riferita alla carriera dell’autore: Manu si fa conoscere dal grosso pubblico grazie a collaborazioni con rock star del calibro di Sting e Peter Gabriel, ma trova proprio nel jazz la libertà che, a suo parere, non esiste più nel rock o nel pop, che gli appaiono invece come musiche molto formattate: «Il jazz è il rock di oggigiorno, perché consente di sperimentare». E lo dice dopo ben cinque album in compagnia del grande Jan Garbarek, il nume tutelare del nordic jazz. Il disco infine è composto da undici pezzi che si snodano come variazioni jazz-funk, con includi più calmi e rilassati, aprendo persino con un’intro afrocubana: ovviamente è la batteria del leader a virare i ritmiche a costruire, mediante la complicità degli altri, un habitus differente per ogni nuovo tema, facendo alternare gli interventi solisti, onde variare sempre più il paesaggio sonoro.