Parco della Musica Records – MPR CD – 2016
Danilo Gallo: basso, electronic effects
Francesco Bearzatti: sax tenore, clarinetto
Francesco Bigoni: sax tenore, clarinetto
Jim Black: batteria
special guest: Kathya West: voce in The loneliness of Sound, Paranoic Personal Disorder
La propulsione ritmica è la chiave del nuovo lavoro di Danilo Gallo, come rivela in modo esplicito e definitivo sin dal titolo. Il battito che resta anche dopo la morte di ogni pensiero porta forza e impulso a un disco concepito secondo un filo logico molto particolare: le tredici tracce compongono un discorso unitario, compatto e coerente per attitudini e sonorità, per l’intenzione di superare ogni possibile barriera tra i generi, ma il discorso si fraziona in un continuo susseguirsi di riff e di disegni ritmici ostinati e aggressivi, di manipolazioni sonore e di atmosfere disegnate attraverso incastri timbrici liberi e informali.
L’apertura di Day of Judgement, secondo brano del lavoro, si può prendere come paradigma del passo tenuto dal quartetto. I suoni definiscono l’ambiente narrativo e la dimensione emotiva in una introduzione lunga e, per certi versi, compiuta in sé nel corso degli abbondanti tre minuti del suo sviluppo: il tema viene tratteggiato dai quattro musicisti all’interno di un meccanismo che cresce e che prende nota dopo nota uno sviluppo sempre più definito e ipnotico.
Da Ornette Coleman ai Nirvana, attraversando il rock progressive più aggressivo e le colonne sonore dei film di Sergio Leone, per i Led Zeppelin, i Beatles e le derive post-punk, ogni ascoltatore ritroverà facilmente accenni, riflessi e rimandi in ogni direzione. Il gioco di Danilo Gallo e dei suoi musicisti è, in pratica, quello di aggiungere con ogni frase e con ogni passaggio una “piastrella” al proprio campo da gioco. E, in questo senso, si spiega il ragionamento fatto sopra, diventa necessario al modus operandi del quartetto il doppio binario, l’intenzione di collocare tanti elementi puntuali di varia provenienza – e, in potenza, anche distanti tra loro – all’interno della cornice sonora disegnata in modo netto dal bassista. Le tredici tracce presenti in Thinking Beats where Mind dies supera ogni confine tra i generi musicali e si arricchisce di continuo di stimoli convergenti da ogni direzione: Danilo Gallo, insieme a Francesco Bearzatti, Francesco Bigoni e Jim Black, punta ad una sintesi unitaria per quanto siano poi riconoscibili i punti di partenza e leggibili i richiami ai vari generi. Una concezione ritmica incalzante, ossessiva, tagliente e ipnotica, richiama il pulsare del battito presente nel titolo e sostenuto con una applicazione intensa e sicura dal basso e dalla batteria. La front line affidata ai due sassofoni tenore e ai due clarinetti permette di passare in maniera veloce dalle dinamiche del quartetto pianoless a certi incroci di chitarre elettriche presenti nei gruppi rock e di portare ancora meglio a compimento il discorso presente nelle composizioni. L’aderenza dei quattro musicisti agli stimoli proposti dal bassista, la confidenza reciproca innescata dalle varie collaborazioni, le varie esperienze collezionate nel corso degli anni rendono ancor più compatto il lavoro e portano al suono una dimensione collettiva.
I pochi passaggi principalmente melodici sono affidati al dialogo tra i due sassofoni e, in The loneliness of Sound, si affianca loro anche la voce di Kathya West. In Paranoic Personal Disorder, invece il ruolo della cantante si inserisce nel racconto emotivo del brano: la cantante è anche autrice del testo del brano oltre che del “concept” generale dell’album e dei titoli delle singole tracce. In ogni caso, i passaggi melodici o informali, le sezioni dove si placa il pulsare della ritmica rappresentano, in qualche modo, i respiri del quartetto, la “controfase” del movimento perpetuo scatenato dalle composizioni di Gallo. Le lacrime asciutte e scure, evocate dal nome della formazione, si ritrovano nell’ambientazione scabra che accompagna il lavoro e rimanda ai panorami tracciati dai romanzi distopici, al disegno dei possibili futuri immaginati dai vari autori.
Danilo Gallo esplora quindi in un lavoro articolato e composito, grazie i suoi oltre settantuno minuti, le tante implicazioni possibili e i risvolti portate nelle tredici tracce e di confrontarle con la cornice definita dai suoni del quartetto: una cornice perentoria ma non dogmatica, che permette ai musicisti di trovare ogni volta – e per ogni tassello aggiunto – la chiave per dare corpo e sostanza alla molteplicità di spunti presenti nei brani.
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