Intakt Records – CD 267 – 2016
Fred Frith: chitarra, voce
Jason Hoopes: basso elettrico, contrabbasso
Jordan Glenn: batteria, percussioni
«Hell of a laboratory !» – Accidenti di un laboratorio, si direbbe – quello imbastito senza troppi preamboli da un sempre più tonico Fred Frith con una coppia di strumentisti di notorietà sulle prime pallida rispetto allo stagionato leader, con il quale però cospirano alacremente in un’offensiva d’idee in cui non si risparmiano ardimenti tattici, e apparentemente senza alcuna soggezione carismatica, spendendosi pressoché tutti alla pari.
Inesorabile il pressing percussivo di Jordan Glenn, pronto come tutti a sovvertire regole e ruoli della sezione ritmica, in parte co-imbastita dalla forte corrente a note basse di Jason Hoopes, peraltro spiccatamente edotto sulle varie incarnazioni del proprio strumento, capace di citazioni, tra cui quella, radicale, di Pastorius, comunque piegandole ad energie di più deviante traiettoria. Partner, entrambi, spiccatamente dotati nell’intessere frames di grande dinamicità evolutiva, concedendo un ampio margine attoriale al leader, dilagante nell’invenzione e nelle proprie esposizioni strumentali, ora ruggenti ora sideralmente remote, ora crudamente chitarristiche ora di possanza orchestrale quando non meta-strumentale.
Grande e sentita riscossa insomma per il grande Frith, che nelle riepilogative note ci rammenta in forma di panoramica l’ampio ventaglio di personalità influenti nelle sua formazione chitarristica: da Pete Townsend a David Gilmour, da John McLaughlin all’affine Daevid Allen (accennando ad una brevissima militanza nella band del tormentato Syd Barrett) – ma qui esplicitando quanto egli ne abbia da tempo trasceso il dettato, diffondendo la propria, personale ed eclettica visione.
Vivacizzato dal titolo “rated” e dall’attrattiva copertina, l’album segna un avanzamento formale per l’abitualmente sobria (ma non per questo compassata) Intakt records,che nell’ultimo decennio del grande chitarrista ha già fornito una notevole successione d’incisioni regolarmente, ma che di fatto esprimono una “coda” (sia pure eccellente) all’impressionante mole espressiva del nostro.
Nemmeno troppo estrosamente l’album, oltre a prestarsi a molteplici e fruttiferi riascolti, potrebbe fungere non tanto da «A Young Person’s Guide to» Fred Frith (rappresentandolo creativamente soltanto in parte) quanto essere additato ad istantanea delle contemporanee tensioni nell’ambito del jazz-rock più propriamente da intendere e, naturalmente, quanto di più esemplare possa riscontrarsi in materia di creativa propensione al rischio esponendo una vivace sintesi tra stratificazione storica e gioco d’anticipo.
Link correlato: http://intaktrec.bandcamp.com/album/another-day-in-fucking-paradise-24bit-44khz