Solarino & Manzi Quartet-Quintet – Tell Me The Story

Solarino & Manzi Quartet-Quintet - Tell Me The Story

Wider Look – WLK003 – 2007




Andrea Solarino: chitarra

Massimo Manzi: batteria

Gianludovico Carmenati: contrabbasso

Marco Postacchini: sassofoni, flauto, clarinetto basso

Massimo Morganti: trombone






Un movimento sinuoso attraverso brani originali e standard di marcata derivazione hardboppistica: la formazione guidata da Solarino e Manzi costruisce un disco ben calibrato e vario, riuscendo a reggere il confronto con diversi stili e andamenti.


Dopo un’apertura dichiaratamente bop con Breed, firmata dallo stesso Solarino, è la volta di una magistrale rilettura del brano Nature Boy, dello spesso dimenticato eden ahbez (sic.: lui stesso voleva che si scrivesse il suo nome senza le maiuscole…): il tema del brano è completamente stravolto, ma ancora più stravolto è il mood, che nella rilettura riproposta da Solarino e Manzi diventa una delicata ballad che mette in luce le straordinarie capacità del batterista italiano. Manzi sottolinea con rara maestria sia l’incedere del tema che gli assoli – belli – dei compagni di viaggio, confezionando un brano suggestivo ed equilibrato. E’ inevitabile non citare, come fonte, la bella rilettura che ne aveva data John Coltrane, a cui quella del presente disco in qualche modo si avvicina. L’abilità nel confezionare ballad è confermata anche dall’ascolto del brano che dà il titolo al disco: un tema uscito dalla penna dello stesso Solarino – che si conferma dotato anche in veste di compositore – che lascia spazio a una sua calibratissima improvvisazione, di grande impatto emotivo e di impressionante pulizia nel suono. E’ di nuovo lo stesso Manzi a farla da padrone anche nella rilettura di Bemsha Swing – si torna dunque nel bop, con Monk -, ricostruita con un intreccio di sassofono e trombone che, benché eseguano il tema, sembrano più costituire un basamento alle divagazioni della batteria. Questo fino ai soli, dove Morganti e Manzi dialogano benissimo accompagnati dalla chitarra di Solarino. A sancire definitivamente la riuscita di questa rilettura, un assolo convincente e trascinante di Cermenati, che rilancia bene il rientro del tema. L’abilità del contrabbassista si rivela nuovamente nell’assolo di Time Remebered, melodico e dall’ottimo suono di ascendenze garbarekiane – per il lirismo, s’intende – che non stona affatto nel confronto con le sonorità spigolose del flauto di Postacchini.


Un brano composto da Manzi, Minoranze è uno sfoggio dell’abilità del batterista laziale nella composizione di un tema accattivante e particolare, che dà vita ad un brano personalissimo in cui è la varietà timbrica dei piatti a farla da padrone, sottolineando anche il feeling tra tutti i musicisti che compongono il gruppo. E’ proprio la fantasia di Manzi a non lasciare mai che il disco scada nella ripetizione di cliché, ma continuamente rinnovando il discorso musicale e arricchendolo di mille piccole variazioni. Ebb Tide, in chiusura del disco, è l’ennesima conferma di tutto ciò.


In generale, dunque, il disco è di ottima fattura, forse non aggiunge nulla di nuovo al discorso portato avanti ormai da anni da un gigante della batteria italiana quale Massimo Manzi, ma che risulta comunque piacevole e coinvolgente, e che ha inoltre il merito di presentare al pubblico musicisti di grande talento non ancora riusciti ad affermarsi.