Savoldelli/Casarano/Bardoscia – The Great Jazz Gig In The Sky

Savoldelli/Casarano/Bardoscia - The Great Jazz Gig In The Sky

MoonJune Records – MJR079 – 2016




Boris Savoldelli: voce, live electronics

Raffaele Casarano: sassofoni, live electronics

Marco Bardoscia: contrabbasso, live electronics






Mi ha fatto uno strano effetto, questo disco, suscitandomi reazioni molto contrastanti in occasione di alcuni ascolti a distanza di qualche giorno. Non amo molto le riletture di grandi dischi della storia del rock ad opera di altri musicisti (jazzisti, in genere), avendo io l’impressione che quelle opere, che meritino o meno il posto che si sono conquistate nell’eternità, debbano restare come sono e non vadano toccate, rielaborate, modificate, ripensate. In questo caso parliamo del disco che ha dato il top della popolarità ai Pink Floyd, che del resto avevano fatto molto meglio in occasioni precedenti e con lavori davvero innovativi e sperimentali, anche più adatti ad essere sviscerati e riproposti in altra forma.


The Dark Side Of The Moon sta lì, totem inamovibile, campione di vendite, album concept da cui non puoi estrapolare un tassello, un pensiero preveggente per gli anni ’70, la forma canzone ed i testi indissolubilmente associati alla straordinaria musica prodotta da Waters, Gilmour, Mason e Wright. Questo coraggioso trio italiano, peraltro composto da musicisti qualificatissimi, decide di riproporre il disco integralmente. Parte dall’incipit di ogni brano in modo assolutamente fedele, poi vira verso variabili a sorpresa che danno ai musicisti grandi spazi di manovra e scelta. Mentre la parte vocale, affidata all’immaginifico Boris Savoldelli, prende una strada ben diversa dalle originali liriche cantate dai Pink Floyd, più sofferta, sussurrata, introspettiva, Raffaele Casarano e Marco Bardoscia prendono strade apparentemente infinite alla ricerca di suggestive variazioni soliste. L’impressione è che quest’ultima funzioni, mentre il canto, comunque essenziale nell’economia del lavoro, stenta a convincere. Sembra che Savoldelli cerchi una chiave di lettura diversa per delle liriche che non possono averne altre. Mentre le possibili varianti alle musiche di questo disco sembrano infinite, ed alcuni momenti sono molto belli. La mancanza del pianoforte, fondamentale nel lavoro originale, qui sostituito dall’elettronica, evidenzia ancor di più una frattura fra canto e musica. E qualcosa sembra non funzionare. E’ un lavoro molto coraggioso, ricerca di una visione alternativa a distanza di tanto tempo per un’opera fra le più conosciute che ci siano nella musica contemporanea, e per questo va elogiato il lavoro di questo trio. Che possa o meno piacere è un discorso molto soggettivo.