Sonic Latitudes Nordic Experience

Foto: Fabio Ciminiera










Sonic Latitudes Nordic Experience


Roma, Casa del Jazz – 31.7.2016

Pescara, La Lampara Jazz – 2.8.2016

Celano, Castello Piccolomini – 4.8.2016

Franco Finucci: chitarra

Marco Di Battista: pianoforte

Arild Andersen: contrabbasso

Paolo Vinaccia: batteria


Un incontro nato sulle coordinate musicali delle latitudini nordiche e melodiche. Sonic Latitudes è il sodalizio che vede insieme, da qualche tempo, Marco Di Battista e Franco Finucci impegnati in un duo pianoforte e chitarra, rispettivamente, rivolto all’esplorazione degli aspetti melodici innescati dalla sovrapposizione delle frasi dei due strumenti. La musica composta e suonata dal duo guarda a diversi aspetti del jazz europeo: la scrittura, le modalità di interpretazione, il senso del ritmo, le atmosfere create dai vari brani si aprono in maniera diretta al confronto con le esperienze che abbiamo imparato a riconoscere negli ultimi quattro o cinque decenni.


In questo senso, l’incontro con la ritmica costituita da Arild Andersen al contrabbasso e Paolo Vinaccia alla batteria avviene sotto le insegne di una convergenza naturale. Innanzitutto, l’incastro tra un duo formato da strumenti armonici e melodici e la presenza dei due strumenti ritmici. La stretta connessione tra le due “coppie”. Le coordinate stilistiche, riportate sopra, tracciano inoltre il terreno per un dialogo immediata tra i quattro musicisti.


Il filo comune si dipana perciò in maniere diverse nei tre concerti. La prima uscita alla Casa del Jazz è più adrenalinica, spigolosa ma sempre intensa, con la tensione innescata dagli elementi da limare e, di conseguenza, la forza e l’intensità scaturite dall’attenzione continua proprie di ogni prima volta. Il dialogo più connesso – favorito anche dalla disposizione ravvicinata del palco – nel concerto pescarese a La Lampara è il risultato delle soluzioni già trovate e della confidenza maggiormente affinata. Lo spettacolare scenario del Castello Piccolomini aggiunge la maestosità di uno scenario unico alle dinamiche ormai raggiunte dal quartetto nel concerto conclusivo.


Il repertorio suonato si impernia sulle linee melodiche e sulle possibilità di canto dei quattro strumenti. Anche se solo un tema proviene dal disco pubblicato dal duo, la scelta dei brani ne segue le impostazioni complessive. Melodie e libertà espressiva danno vita ad una combinazione omogenea ed equilibrata, la presenza di una ritmica offre la possibilità di esplorare le dinamiche più “aggressive” contenute nel carattere del duo con uno dei marchi di fabbrica di Andersen e Vinaccia, vale a dire il crescendo, realizzato tanto attraverso la gestione del volume quanto soprattutto con una somma continua e controllata di elementi che rinforzano e sostengono la costruzione sonora.


Ballate morbide – come Mira, brano che offre il titolo all’ultimo lavoro del trio Andersen/Vinaccia/Smith o 42nd Street Blues, firmata da Franco Finucci – e temi dall’andamento serrato – ad esempio Saturday, brano del contrabbassista che ha concluso tutti e tre i set, e Tebaide, composta da Di Battista – si alternano in maniera fluida nelle mani del quartetto. La sintesi in qualche modo la offre Ibn Battuta – brano firmato dal pianista e presente nel disco Sonic Latitudes – grazie all’unione di un tempo medio, una melodia aperta, il riflesso del contributo portati dal pianismo di Lile Mays nella vicenda storica del Pat Metheny Group, uno sviluppo lineare: il quartetto può muoversi sul binario sicuro predisposto dal tema per lasciarsi andare ad un disegno sempre più incalzante. Un terreno utile per cercare il confronto tra i vari musicisti, tra le loro intenzioni, tra le differenti “latitudini” espressive e per puntare alla sintesi, al dialogo, alla costruzione di un percorso musicale comune.



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