QM – Music Unleashed

QM - Music Unleashed

Nadad Records – Nadad003 – 2016





Adalberto Ferrari: clarinetto, sax soprano, clarinetto turco, ciaramella

Achille Succi: sax alto, clarinetto basso, cromorno

Felice Clemente: sax tenore, cromorno

Andrea Ferrari: sax baritono, sax basso, piffero delle quattro province

Riccardo Tosi: batteria





Apparentemente il progetto ricorda il World Saxophone Quartet, ma solo apparentemente, perché la tensione e la creatività che animano questo lavoro è fondamentalmente free, affidata alla libera improvvisazione. L’espressività come momento comunicativo dei musicisti è alla base delle composizioni. Voci che si animano singolarmente per poi agganciarsi alle altre in un turbinio continuo d’invenzioni che si appoggiano su un pianale ritmico che spinge e fà sobbalzare i fiati. L’assenza del contrabbasso rianima nelle stesse funzioni il baritono che gonfia il volume degli spazi e aggredisce i suoni, sorretti a loro volta da un drumming continuo e aggressivo. The Prisoner, seguendo un ritmo di marcia “forzata” e “incatenata”, apre il disco. Si direbbe all’insegna di un Ayler meno cruento e viscerale, addolcito dalla spiritualità coltraniana. È un blues strascicato che da vita alla narrazione di fiati e batteria. Inoltre rappresenta l’incipit di Music Unleashed, un’esposizione d’intenti che animerà l’intero lavoro e che si svilupperà su diversi versanti tematici con un unico leitmotiv di base: la libertà espressiva. A quest’ultima è doveroso aggiungere il travalico dei generi e il superamento delle cortine, evitando le Insidie, quelle delle libertà apparenti. Music Unleashed è anche un disco espressionista, nel senso che caccia fuori la forza e la rabbia intimamente compressa nei musicisti, ne deforma le fattezze e ridisegna la semantica dei suoni. (Zombie). L’irrequietezza e il ruggito del baritono rappresentano gli elementi primordiali di un caos panteistico che richiama le danze ancestrali di un’Africa allucinata dalla modernità metropolitana (Trrr, vibrazioni ostinate emergono). E sul finire, i sussulti tribali di una Costantinopoli immaginata ammantano di luce diversa il ringhio metallico e sferzante di un’Africa incatenata e deportata. Consigliato!



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