Barry Guy/Marilyn Crispell/Paul Lytton – Deep Memory

Barry Guy/Marilyn Crispell/Paul Lytton - Deep Memory

Intakt Records – CD 273 – 2016



Barry Guy: contrabbasso

Marilyn Crispell: pianoforte

Paul Lytton: percussioni, batteria







Il trio si ripropone con inalterata line-up per la terza comune esperienza discografica, prendendo qui a spunto il carattere e il drammatico colorismo di sette dipinti del pittore britannico Hughie O’Donoghue, assemblati in una mostra berlinese dal titolo Last Poems.


Vivendo ben più che nell’accostamento e delle analogie ai corrispettivi pittorici, le sette misure dell’incisione in oggetto colpiscono con immediatezza e con il valore aggiunto di un’inattesa quanto deflagrante potenza: è noto e certamente condiviso lo speciale carisma dei tre co-protagonisti, ma ciò non toglie sorpresa nell’immediato imporsi di un lirismo intenso e pervasivo, oltre che di un pathos profondo e meta-stilistico.


Negli attraversamenti narrativi che alternano una nervosa linea melodica ad impeti di energetica e liberatoria violenza, risuona di scultorea espressività e potente eloquenza lo strumento basso di Guy, così come infaticabili l’inventiva e la fisica frenesia di Lytton nell’infondere saettante vita ai suoi vibranti materiali, ma nella riuscita, piuttosto clamorosa, del lavoro non vorremmo porre in (parziale) secondo piano l’apporto di costoro, affare certamente arduo, eppure la sequenza appare più e più volte “guidata” dalle intense linee pianistiche di una Marilyn Crispell in elevato stato di grazia, anche nel conferire differenziato carattere ai passaggi del lavoro, vivente di prorompenti sinergie e palpabili tensioni estetiche.


Lavoro di sapienza estrema e (triplice) mano felice, Deep Memory si staglia per il profondo fascino caratteriale delle composizioni, tutte a firma di un prolificissimo Barry Guy (di cui colpisce la vastità delle sempre nuove scelte ispirative), facendo sì che l’album debba essere ritenuto nella memoria e nella considerazione tra i più riusciti e significativi (almeno) dell’anno in corso, rappresentando una non-annunciata pietra miliare che trascende il “genere” e segna un trionfo di sensibilità e coesione.