Aut Records – 2016
Marta Raviglia: voce, oggetti
Tony Cattano: trombone, organo Farfisa
Il duo Vocione pubblica un nuovo disco a cinque anni di distanza dal precedente. Marta Raviglia e Tony Cattano proseguono sulla strada di una proposta eccentrica, ricca di riferimenti letterari, musicalmente onnivora, in una mescolanza di ispirazioni, di stili, apparentemente lontanissimi, coagulati dall’estro creativo dei due artisti. Stavolta sono brani tratti dall’Odissea a costituire una sorta di fil rouge fra i vari pezzi. La Raviglia espone i testi facendo sfoggio di notevoli abilità teatrali. Con la voce, infatti, dispiega un recitativo carico e accidentato, dove ogni frase è modulata secondo intenzioni e significati diversi, in un gioco espressivo che va dalla risata al lamento, passando per gli stadi intermedi. Nelle parti cantate la musicista laziale lascia il segno, transitando con estrema disinvoltura dal Brasile malinconico e dolente di Gilberto Gil, al barocco classico ed elegante di Pergolesi, traslati in maniera angolosa e personale. Marta penetra, infatti, dentro i temi, se ne impossessa e li restituisce con il suo tipo di approccio colto e contemporaneo. Si contano, poi, alcune tracce dove la voce ricama melodie e armonie senza parole in modo flessuoso e dinamicamente pregno. In alcuni punti, ancora, si ascolta uno scat tagliente e swingante, interpretato da un’autentica jazz vocalist (pure quello…).
Nel cd sono comprese, inoltre, due vere e proprie ballad, ma anche qui c’è la divagazione inattesa. Ganja Xmas Song contiene una poesia in un russo inventato, di fantasia e custodisce una dolcezza, un lirismo rari. Silly Song declina più sul blues, un blues pastoso e romantico e chiude degnamente il disco, non riservando particolari sorprese (ed è questo che stupisce!).
Insomma la Raviglia conferma le sue doti tecniche, il suo virtuosismo, uniti alla passione per la ricerca sul campo al fine di reperire sempre nuove situazioni da esplorare.
Tony Cattano, nel contempo, non si tira certo indietro e costruisce uno sfondo solido e zigzagante, da manuale del trombone jazz moderno o d’avanguardia . Si sentono suoni multipli, note lunghe sordinate gravi, impennate verso l’acuto o il sovracuto. Insomma il trombonista spiattella un campionario completo e non sta necessariamente dietro le iniziative della partner, anzi spesso sale in cattedra a guidare il percorso della coppia.
Rispetto al disco precedente Vocione ha accentuato i riferimenti ai modelli accademici, scansando la rilettura di pop song, come Alghero di Giuni Russo, ad esempio, perla dell’album precedente. In qualche episodio i due si sono fatti, forse, prendere la mano, calcando un po’ troppo i toni, arrivando a superare il tratto ironico per finire nel grottesco. Sono peccati veniali per un duo campione dell’arte povera, in grado, cioè, di realizzare album così ricchi di intuizioni, di trovate, adoperando pochi mezzi, in questo caso la voce, il trombone, oggetti vari di uso comune, il battito delle mani e un organo Farfisa.