Schlippenbach Trio – Warsaw Concert

Schlippenbach Trio - Warsaw Concert

Intakt Records – CD 275 – 2016



Alexander von Schlippenbach: pianoforte

Evan Parker: sax tenore

Paul Lovens: batteria







Senso scenico di dirompente potenza, senso dialogico teso ed invettiva veemente sono tra i più salienti connotati di una pregnante ripresa live di circa un anno da oggi presso l’Ad Libitum Festival Warsaw, in cui non si risparmiano gli impeti e le energie del grandemente rodato trio germano-britannico, alla quarta, mai velleitaria uscita presso l’etichetta elvetica ma certamente ben più rappresentato lungo un’estesa militanza scenica.


Articolato su due lunghezze decisamente impari, dai compatti cinquanta minuti dell’eponimo Warsaw Concert alla breve coda Where is Kinga? (quest’ultimo curiosamente intitolato ad un assistente di studio atteso ma mai comparso in fase di registrazione), la performance è un torrente in piena di trovate ma soprattutto forze espressive di tre giganti dell’espressione libera e della composizione fuori (convenzionale) schema, che durante l’intera tenuta palesa momenti di decantazione delle energie fungenti più da articolazione strategica del complessivo, bellicoso affresco sonoro e da radure espositive di sottigliezze fraseologiche e leganti per un serrato e per lo più imprevedibile interplay.


«Una rappresentazione a tutto tondo del trio nello stato in cui ci sentiamo adesso: l’espressione “free” sviluppa anche materiali cristallizzati nel corso degli anni, non vi era un programma prestabilito. Le parafrasi di particolari temi jazz non andrebbero intese come citazioni, sono piuttosto riferimenti alla nostra storia, creando contrasti e fungendo anche da trampolino per sviluppi ulteriori» – ciò tra le note introduttive e programmatiche del grande Schlippenbach, maestro di sorpresa spiazzante e istintivamente ponderata che non rinuncia ad imbandire una personale, articolata visione del free non priva di compiutezza estetica e violenta propensione drammaturgica.


Polemica e a suo modo estetizzante, la maratona a libera firma (che non s’astiene, come il testo accenna, anche da brevissime citazioni da Eric Dolphy) segna un’altra pietra miliare della discografia Intakt (che la colloca in modo non casuale tra le “milestones” ad ogni venticinquesima uscita), ma soprattutto è un segnale d’importante vitalità da parte dei decani dell’euro-free, mai davvero discesi dalle barricate dell’invenzione, o distratti dalla contemplazione attiva delle energie in collisione della mente.