Hyper+ & Amir elSaffar – Saadif

Hyper+ & Amir elSaffar - Saadif

nusica.org – o9 – 2016



Amir ElSaffar: tromba, voce

Nicola Fazzini: sax contralto, sax soprano

Alessandro Fedrigo: basso acustico

Luca Colussi: batteria







Genuino spirito di ricerca e senso “naturale” dell’incontro possono essere identificate tra le molte, suggestive ragioni alla base della nuova incisone di nusica.org che, dopo aver coinvolto con gustosi esiti forti nomi del jazz nostrano, alla vigilia della decima uscita cimenta un proprio trio di punta con un testimone del melting contemporaneo, il talento irak-americano Amir elSaffar, per la cui presentazione rimandiamo senz’altro a quanto esposto sul “parallelo” album Crisis, ricordando come costui conduca avanti una personale formula di jazz aperto alle influenze modali del maqâm ottomano.


Articolato lungo sei corpose misure, Saadif esordisce nella “prova generale” del collettivo piuttosto lineare di Mono Esa Tono, concedendo ben più netta discesa in campo all’ospite nella successiva Kosh Reng (a firma del medesimo come metà dei brani), ben più articolata entro l’intera sequenza dell’album, in cui questi può esplicitare la speciale destrezza nel cantato, quanto e maggiormente negli sviluppi fluenti con l’approccio micro-tonale alla tromba, le cui sortite e i cui atout orientalisti appaiono certamente funzionali e ispirativi ai non-violenti testa a testa con gli idiomi non levigati e la fraseologia spericolata di Nicola Fazzini, transitando da emissioni taglienti per librarsi in fluenti trance (suggestivamente conformate anche dai peculiari apporti vocali di elSaffar), incalzati dal plastico, attivo drumming di Luca Colussi, di cangianti architetture, completandosi il vivace soundscape con il gioco del basso acustico di Alessandro Fedrigo, il cui assetto performante insiste a perfezionarsi conferendo al raro strumento anche scultoreità contrabbassistiche e fluidità elettriche.


Fra crude tensioni electro-bop ed onirica contemplazione Sufi, soluzioni compositive ed estemporanee qui si concedono estensioni e libertà spesso non prevedibili, ma nulla sembra davvero fuori luogo in questa esperienza in cui pigmenti e sapienza si miscelano senza che alcun elemento tenga ad “imporsi”, esitando in sei intensi episodi tratteggiati da catturanti circolarità espressive e soprattutto interplay naturale ma intenso e mai scontato, elementi vincenti dall’incontro tra scuole che in primis manifestano la loro natura “aperta”.


Incarnato da tre individuali e già definiti talenti, il trio Hyper+ contribuisce a liberare ulteriormente il profilo del nostro jazz da qualsiasi zavorra identitaria, palesandosi all’altezza della sfida auto-intrapresa con tale album-manifesto, ma prescindendo da generiche “riconciliazioni” – alquanto scontate e demagogiche, oggi, ove non ne siano stati approfonditi i termini e le criticità – l’arruolamento alla pari del talentuoso Amir appare certamente una presa di posizione e uno sguardo fermo verso il turbolento (e spesso mistificato) vicino Oriente e, non generando alcuna, vana Babele di stilemi e colori, Saadif esita in una lezione sul fertile interscambio e in una godibile palestra di riposizionamenti formali.



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