Anders Lønne Grønseth – Mini Macro Ensemble 2nd Edition Volume 2

Anders Lønne Grønseth - Mini Macro Ensemble 2nd Edition Volume 2

Pling Music – Pling 013 – 2016



Anders Lønne Grønseth: sax soprano, sax tenore, sax baritono, clarinetto basso

Hanne Rekdal: flauto alto, flauto basso, fagotto

Morten Barrikmo: clarinetto soprano, clarinetto basso, clarinetto contrabbasso

Martin Taxt: tuba

Sigrun Eng: violoncello

Audun Ellingsen: contrabbasso

Anders Aarum: pianoforte, Fender Rhodes

Andreas Bratlie: tabla, percussioni







Senza porre in discussione né apporre variazioni di line-up all’analogo, omonimo ed appena precedente disco (a sua volta sequel del più raccolto debut-album del 2008), il sassofonista e sperimentatore norvergese Anders Lønne Grønseth persegue in un personale, per vari versi sincretico contributo stilistico che nell’ispirazione sembra abbeverarsi a quanto importabile dalle post-Accademie e, per diversi ma non antitetici canali, dal medio e più remoto Oriente (le formule del Maqâm ottomano ed arabico, il più tradizionale retaggio ma anche le più nuove voci dell’India), che lo hanno condotto ad elaborare un personale Bitonal Scale System, che probabilmente non ci trova del tutto impreparati, state l’incontro non rarissimo con fautori di micro-tonalità varie ed alternative notazioni e scritture, ma tutto ciò non sembra esaurirsi entro aride teorie, non mancando d’esplicitarsi da subito nelle fraseologie e soprattutto nell’impatto scenico delle composizioni.


Se poco vi è da eccepire sulla qualità della prestazione individuale di Grønseth, il cui sound certamente si palesa strutturato e ampiamente conforme all’eclettico background, come pure ampia suggestione viene offerta dalle ben trattate parti pianistiche, meno convincente può apparire la ripartizione scenica tra l’ensemble, a tratti animata ma che in buona parte non sembra provvista di completa efficacia spettacolare, per lo più non riuscendo a smarcarsi dal profilo di interrogativa ma spettrale compagine.


Pregni d’animo jazz nell’espressione solistica, piuttosto liberi da fardelli di scuola nelle movenze d’insieme, i nuovi materiali del Mini Macro Ensemble attingono a varia caratura spettacolare, potendovi identificare tratti del jazz orchestrale d’era post-ellingtoniana, ricorrenti caratteri da novecentesca Kammermusik, e le connotazioni di colore più orientale esprimono sentori del filone, profetico, ma nella sostanza poco seguito, dei Cherry, Walcott o insomma dai più seri visionari sulle porte d’Oriente. Lungo articolati andamenti tesi ad imbastire personali stilemi, si può ritenere che il programma sia perseguito con genuine intenzioni, meno facile forse affrancarsi dalle patriarcali, ingombranti figure, da Igor Stravinsky a Gunther Schuller, le cui direttive dal secolo scorso lasciano tuttora impallidire i pur benintenzionati epigoni e successori. Modelli, questi, di potente incombenza nella loro maestria ideativa e nella forte primogenitorialità, ma nemmeno gli unici tra gli argomenti ostativi ad una piena fruibilità del tutto: insomma sulle figurazione animate dal fiato e dalla visionarietà del talentuoso Grønseth sembra eccessivamente gravare il peso, a tratti oppressivo, della disciplina imposta sull’animazione scenica, certamente valorizzata dalla plastica ripresa sonora, ma la neo-sintesi ricercata da Grønseth guadagnerebbe relativizzando il peso della scrittura e donando alla propria musicalità ancora maggior diritto di cittadinanza a naturalezza ed istinto.



Link correlato: andersgronseth.com