Setola di Maiale – 2016
Carlo Actis Dato: sax baritono, sax tenore, clarinetto basso
Enzo Rocco: chitarra elettrica
Carlo Actis Dato ed Enzo Rocco pubblicano il loro quarto disco a vent’anni di distanza dall’inizio del loro sodalizio, caratterizzato da un numero imprecisato di concerti e da tre incisioni, l’ultima delle quali, Domestic rehearsals, è uscito nel 2011. Anche questo album, come il precedente, è registrato dal vivo, perché è in tale contesto che la coppia trova la dimensione più consona.
La musica del gruppo continua a battere i sentieri di mondi apparentemente lontani, avvicinati dalla verve, dalla baldanza delle composizioni e delle improvvisazioni dell’immaginifico duo. Si ascolta un po’ di tutto nelle dodici tracce del cd. Si passa da arie balcaniche al tango, si va dalla rumba alla mazurka, voltati e rivoltati, rivelando l’intenzione, da parte dei due artisti, di riappropriarsi di un repertorio popolare, conosciuto, per proiettarlo in un discorso di avant jazz comprensibile, non arduo da ascoltare.
Actis Dato è ben noto per la sua attitudine a lanciarsi in lunghe sequenze danzabili, o a ripetere ossessivamente un riff, per scalare le montagne, poi, andando a raggiungere le note più alte possibili con i suoi strumenti gravi al termine di assoli vorticosi. Pure qui tiene fede al suo personaggio di solista irruento e ironico, non lesinando, fra l’altro, di impegnarsi con la respirazione circolare per dar luogo ad un suono lungo e sporco che fa da bordone all’intervento del partner in Kumano e in Atomico. Il baritonista ripete, ancora, i classici clichè dell’avanguardia, come le note multiple, o gli schiocchi ottenuti con secchi colpi di lingua sulle ance, ma li utilizza all’interno di un discorso accidentato sì, ma che va a confluire in un qualcosa di facilmente digeribile, di familiare.
Enzo Rocco è l’elemento “responsabile” del duo, anche se si diverte molto a star dietro alle invenzioni o alle intuizioni dirompenti di Actis Dato. In realtà è il chitarrista che prepara adeguatamente il terreno, su cui, successivamente, possano scorazzare liberamente gli strumenti ad ancia del compagno di viaggio.
Nei suoi assoli il musicista cremasco evidenzia un fraseggio nervoso, intricato, se occorre, ma si abbandona anche a interventi meno carichi di tensione, più quieti e funziona benissimo come alter ego del vulcano in eruzione che sta al suo fianco.
Noise from Neighbours conferma la grande intesa fra i due musicisti e testimonia la validità di una proposta che contiene elementi di disparata provenienza, tenuti insieme da una analoga concezione rispetto al jazz o a generi limitrofi. L’obiettivo, in fin dei conti, è giocare con tanti materiali diversi per realizzare qualcosa di gradevole, ma serio, stilisticamente coerente e originale.