Paolo Angeli @ Le Caltapie

Foto: Fabio Ciminiera










Paolo Angeli @ Le Caltapie

Lanciano, Le Caltapie – 1.12.2016

Paolo Angeli: chitarra sarda preparata

Ogni concerto di Paolo Angeli è un momento a sé. Se, di volta in volta, si ritrovano temi, suggestioni, riferimenti, di sicuro diventa differente l’ordine dei fattori e il loro impatto, senz’altro mutano le contingenze e le dinamiche che attraversano il flusso sonoro.


Corde, marchingegni acustici ed elettronici, molle, archetti. E, naturalmente, la voce. La macchina sonora di Paolo Angeli si manifesta come una creatura molteplice, un complesso che va ben oltre la chitarra e gli oggetti aggiunti via via. Questo perché ogni piccola modifica, ogni “propaggine” risponde a una ricerca sonora continua, alla necessità di poter aderire in modo sempre più efficace al racconto che il musicista vuole esprimere. Gesti, pensieri, suggestioni animano e vengono amplificati dalla simbiosi artistica tra l’uomo e i suoi strumenti. E quando, durante il concerto, arriva il momento di presentare i vari componenti dell’articolata compagine, quando arriva il momento di spiegare come si muovono i martelletti e con quali materiali sono stati realizzati, si arriva a comprendere a quale spettacolo unico e, intrinsecamente, irripetibile si sta partecipando. Una dimensione artigianale, vivida e fertile, corre attraverso tutto il set, sia nella gestione dei temi che, in maniera più concreta, sullo strumento. Paolo Angeli costruisce, in pratica, un mondo dove l’alea viene gestita e resa funzionale: il controllo della situazione non è ispirato tanto da un determinismo algido e, per certi versi, dispotico quanto, invece, dall’intenzione di usare le emozioni e le suggestioni che vengono provocate per esprimersi attraverso quelle. Il musicista conduce il percorso del concerto, come è ovvio, e ne indirizza suoni e ambienti: si tratta però di una conduzione ampia e senza vincoli stringenti, dove improvvisazione e gesto, sensazione e idea precostituita possono interagire per trovare soluzioni inattese e fuori da ogni convenzione.


Una trama morbida e ricca, tessuta in poco meno di due ore. Un racconto intimo, partecipe, frizzante e ironico, commovente. Gli spunti presi dalle tradizioni vengono fatti muovere verso altri luoghi, i presupposti vengono scardinati dalle certezze ritenute inamovibili. I temi più vicini a noi nel tempo – Biko di Peter Gabriel, la colonna sonora di Un cittadino al di sopra di ogni sospetto o Michelle dei Beatles, ad esempio – vengono messi a contatto diretto con grammatiche del tutto inaspettate. E, poi, tutto questo viene a reagire con uno strumento del tutto fuori da ogni schema, un’orchestra capitanata da un solo uomo e dai suoi movimenti. Una macchina sonora che moltiplica le sue potenzialità espressive in ogni direzione e sfrutta in modo efficace anche i necessari tempi di reazione, le connessioni tra i vari oggetti e, persino, le difficoltà per aprire gli slanci melodici e sostenere i bordoni armonici attraverso cui si sviluppano i capitoli del viaggio musicale di Angeli.


La materia utilizzata dal chitarrista è sempre fresca e viene plasmata prima che di cristallizzarsi in una forma definitiva e immutabile. È questo il senso del viaggio ed è la chiave che rende lieve il concerto di Paolo Angeli e trasporta la sua creatività al di fuori di molte delle usuali categorie spazio-temporali. E soprattutto nasconde al di sotto delle emozioni tutta la pervicace costruzione che le anima.


Accoglienza e sintesi, evocazione e silenzio, materia stratificata e suggestioni raccolte nei posti meno consueti. Ogni concerto di Paolo Angeli riesce, sempre, ad essere un momento a sé.



Segui Fabio Ciminiera su Twitter: @fabiociminiera