Foto: Archivio Fabio Ciminiera
Gianni Coscia & Gianluigi Trovesi: Attenti a quel duo!
Milano, Auditorium Di Vittorio – 26.11.2016
Gianluigi Trovesi: sassofono, clarinetti
Gianni Coscia: fisarmonica
Maurizio Franco: testi, voce recitante
«Questo duo è come il vino delle Langhe: invecchiando, migliora il suo sapore!» Questa la battuta di uno spettatore seduto di fianco a me durante il concerto: il paragone enologico mi è sembrato appropriato. Ascoltando la musica di Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia si rimane affascinati dal suono e dalla componente melodica. Hanno lavorato parecchio per ottenere suoni così levigati, senza sbavature.
Per esprimersi ed essere identificato, il jazzista è sempre alla ricerca di un suona personale, come ha detto bene il critico Maurizio Franco nel suo libro Oltre il mito. I due musicisti hanno rappresentato l’incontro tra la tradizione di Coscia e la contemporaneità di Trovesi: se Gorni Kramer, infatti, è da sempre uno dei riferimenti per il fisarmonicista, come emerge soprattutto in occasione dei brani lenti e malinconici, e se il clarinettista ha sempre guardato alle avanguardie, entrambi condividono lo stesso retroterra culturale che unisce il folk, la musica classica, il cabaret, l’operetta, il jazz e la canzone italiana.
Voce narrante, e dialogante, della serata è stato Maurizio Franco che ha fatto da mediatore tra i due musicisti e il pubblico. Il concerto era dedicato ad Umberto Eco, scrittore recentemente scomparso e amico d’infanzia di Gianni Coscia. Spesso Eco scriveva le note di copertina dei dischi del duo e si era interessato al jazz nel libro La misteriosa fiamma della Regina Loana e, per Rai Radio 3, aveva registrato alcune trasmissioni dedicate alle vite dei grandi del jazz. Maurizio Franco ha introdotto i musicisti con un testo non-sense scritto dallo stesso Eco.
Nella prima parte il duo ha eseguito in maniera ispirata le musiche di Carpi, repertorio al quale era dedicato In cerca di cibo, il disco registrato per la ECM alla fine del secolo scorso. La seconda parte è stata dedicata invece ai brani di Kurt Weill: Trovesi ha trascinato Coscia in variazioni sui temi e improvvisazioni molto efficaci. Interessante anche l’esecuzione dei brani di Offenbach e la versione struggente di Moonlight Serenade, la celebre serenata di Glenn Mlller, dove ha prevalso il senso melodico di Gianni Coscia. La canzone italiana ha rappresentato l’approdo del concerto, con l’esecuzione di Bambina Innamorata di Giovanni D’Anzi, Pippo non lo sa di Gorni Kramer e Roma nun fa la stupida stasera di Armando Trovajoli.
Sorprendendo tutti, Gianni Coscia ha cantato, accompagnandosi con la fisarmonica, La radio di sera, un brano lento, triste e appassionante composta nel 1948 da lui e Umberto quando i due erano poco più che adolescenti: cantata con un filo di voce, ma molto suggestivo e commovente. Su questo brano si è chiuso il concerto, senza bis.
Uno spettacolo diverso dal solito e molto apprezzato dal pubblico.