Kathrin Lemke Quartett – My Personal Heimat

Kathrin Lemke Quartett - My Personal Heimat

Fixcel Records – 13 – 2016



Kathrin Lemke: sax alto

Niko Meinhold: pianoforte

Adam Pultz Melbye: contrabbasso

Michael Griener: batteria






Accostandoci a questa ripresa in studio del quartetto capitanato dalla sassofonista e autrice tedesca Kathrin Lemke, di essa apprendiamo anche la precoce, recentissima scomparsa a soli 44 anni, non certo al culmine di una carriera che, tra performance di club e diffusione didattica, prometteva senz’altro d’offrire ulteriore e interessante sviluppo, oltre quanto già condensato in una discografia compresa tra label quali Jazzwerkstatt ed Enja.


Documento dunque postumo, di una musicalità che suona invece vivida e presente, quella che costituisce il presente My Personal Heimat (il termine esprime un forte concetto della cultura germanica, traducibile in forma approssimativa con “ambiente d’appartenenza”), articolato entro un ventaglio di formule jazz che al pubblico latino o USA potrà apparire non-canonico, invece assai consono alle soluzioni estensivamente praticate oltralpe, non prive di un acidulo e talvolta stralunato humour, con graffiante sensibilità per il paradosso, e d’elaborata visione ritmico-melodica.


Pescando, in parte delle sue tracce, in temi tradizionali, la sequenza transita dalla coralità frenetica e gaia di Bolle reiste jüngst zu Pfingsten alla evocativa e misterica The House of the Rising Sun, dalle piccole implosioni free di Captain Future alla stralunata e livida lunarità circense di Ich hab’ mein Herz in Heidelberg verloren, tirando in ballo la nostra canzone partigiana Bella Ciao (oggetto di un trattamento fortemente destrutturante) e perfino i cerulei Puffi nel solo a pelle scoperta Das Lied der Schlümpfe, un arrangiamento in stile cartoon di Ich wünsch’ mir ne kleine Miezekatze, misurandosi in tono fremente con il Mendelssohn di Abschied vom Walde.


Corredato dalle vivide immagini a firma del talentuoso producer Frank Schindelbeck, cui ci associamo nell’affettuoso e rispettoso omaggio verso un talento precocemente estinto, l’album esita in una felice idea editoriale che arricchisce nel suo peculiare modo l’interessante catalogo di Fixcel Records; ci permetteremmo soltanto di suggerire una fruibilità plurilingue alle pagine web di questa curata e pregevole etichetta che “non spreca il vostro prezioso tempo” (secondo il garbato e “pedagogico” slogan) e che pone a segno un ennesimo punto permettendoci di approfondire un’appena smarrita personalità dell’euro-jazz.


Animato da una leader vivace ed inventiva, il quartetto indossa una pelle stilisticamente variegata nel coprire una tracklist abitata da dimensione del gioco e dell’ironia pungente, ingredienti caratteriali di un ascolto vivace e in obliquità di complessivo gusto offbeat.



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