Francesco Orio Trio – Causality Chance Need

Francesco Orio Trio - Causality Chance Need

Nau Records – 2016




Francesco Orio: pianoforte

Fabio Crespiatico: contrabbasso

Davide Bussoleni: batteria





Il giovane pianista cremonese pare voler allontanarsi, con forte volontà, dalle semplici, ed a volte scontate, dinamiche del piano trio contemporaneo che guarda, fin troppo, al pop ed al rock costruendo brani, con beat e melodie semplici ed accattivanti, pronti a solleticare l’udito dei neofiti del jazz.


Classe 1988, Francesco Iorio, già vincitore nel 2015 del premio Internazionale Giorgio Gaslini, si presenta con un album di forte impatto: come ricorda in un’intervista si tratta di :«[…] un lavoro giocato tra composizione e ricomposizione estemporanea di strutture basate su brevi frammenti originali costruiti senza restrizioni semantiche o storiografiche attraverso l’improvvisazione collettiva del trio.»


Tutto il materiale compositivo sembra, infatti, sottoposto ad una continua decostruzione, si tenta di indagare la tradizione jazzistica nel tentativo ed individuare i buchi neri, le lacune, le mancanze, sviluppando il “non detto” che si annida tra le tra gli spazi vuoti delle note. Una musica totale che demolisce ogni certezza e si affida all’improvvisazione che qui però è fredda, calcolata mai lasciata al caso: l’attenzione è tesa al processo performativo più che al risultato finale. Brani come Lennie ed Il Borgo di Gaslini sono esemplificativi ed i nomi che ci salgono alla mente sono John Coltrane, Ornette Coleman, Giorgio Gaslini solo per citarne alcuni. L’orizzonte non è solo l’avant-jazz ma quel concetto, forse, di musica totale teorizzato da Gaslini in un famoso testo del 1968.


Una delle poche concessioni alla melodia la troviamo in Non Mia in cui il basso di Crespiatico esprime appieno la voglia di sperimentare.


Inquietante e sopraffine è l’esperimento di musica e poesia nei brani Oceano senza onde take 1 & 2, nei quali il pianista Umberto Petrin, con il quale Orio ha studiato, scrive i testi e li recita: una sorta di tuffo negli anni 60.


Un progetto quello di Orio coraggioso e fuori dalle mode che rifugge da ogni pretesa intellettualistica ed affonda le mani nel mare caldo e agitato dell’intera storia del jazz.



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