Henry Threadgill Ensemble Double Up – Old Locks And Irregular Verbs

Henry Threadgill Ensemble Double Up - Old Locks And Irregular Verbs

Pi Recordings – pi64 – 2016



Henry Threadgill: composizioni

Jason Moran: pianoforte

David Virelles: pianoforte

Roman Filiu: sax alto

Curtis MacDonald: sax alto

Christopher Hoffman: violoncello

Jose Davila: tuba

Craig Weinrib: batteria






Curiosa catena d’ingranaggi, il cimento di una voce strumentale ed il suo doppio (e quindi viceversa) è tra i canoni speculativi del titolatissimo Henry Threadglill, e tale formula viene riproposta entro una doppia coppia allargata, in cui tra gli elementi di instabilità vi è la duplicità di uno tra gli strumenti più indipendenti in jazz, il pianoforte, che peraltro sembra esser arruolato per la prima volta entro le cangianti logiche dell’Autore, ma ulterior elemento di scommessa è la dedica programmatica alla figura dello scomparso Lawrence D. “Butch” Morris, originale bandleader e peculiare architetto di effimere costruzioni orchestrali.


Materiali comunque leggibili e coinvolgenti, quelli costitutivi di Old Locks And Irregular Verbs, di vitali ed effervescenti energie, scansionate in trasparenza da sedimentati decenni di formule e filoni che mai zavorrano, ma fungono da fermenti e catalizzatori immaginativi per uno stile puntualmente riconoscibile ed iconico.


«Sempre eclettico, Threadgill suona sempre come Threadgill» è tra i vecchi assiomi applicabili al grande jazzman, poco scalfito dal trovarsi adesso sul podio affidando la sua personificazione a due alter-ego di spessore, in dinamica quadratura con due preziosissime individualità pianistiche quali David Virelles e Jason Moran.


Formazione parzialmente bassless, il cui ruolo vacante è saturato dalle sortite imperiose della borbottante tuba, segnata da sferzate e interpunzioni del graffitismo tracciato dalla batteria, e dagli incisivi preziosismi del violoncello, ala di quel camerismo jazz deviante e diversamente estetizzante (ed analogamente esposto nelle ultime produzioni di Roscoe Mitchell o Wadada Leo Smith ad esempio).


Un’avventura per l’orecchio ed una lezione ulteriore dal grande esponente della scuola chicagoana, che al pari dei maggiori confratelli non ha lesinato nello scolpirsi un’identità forte, di personalità beffarda ed insieme responsabilizzata, in uno spirito di creatività militante che dai primi passi della AACM ha saputo animare il gioco fino alle attuali incarnazioni del free: lunga e gloriosa la memoria, sempre vigile e mirante al futuro (prossimo) la visione.