Tuk Music – 2016
Paolino Dalla Porta: contrabbasso
Nicolò Ricci: sax tenore
Dario Trapani: chitarra elettrica
Riccardo Chiaberta: batteria
Su Paolino Dalla Porta difficilmente si possono aggiungere altri aggettivi che vanno ad associarsi al suo pedigree di jazzista di consolidata bravura e spessore. Con il suo nuovo disco Moonlanding non fa altro che confermare quanto si è detto su di lui aggiungendo che qui guida tre giovani musicisti della “nuova generazione” jazz italiana, con maestria e innata sapienza (Future Changes Quartet). Si nota subito di come i tre sono liberi di muoversi tra le sette composizioni del leader. Questo vuol dire che utilizzano con saggezza la scrittura di Dalla Porta, così da essere liberi di spaziare con la creatività e l’improvvisazione. La mano del contrabbassista è li a tenere il tutto in equilibrio, facendo si che parti scritti e improvvisate, tradizione e avanguardia vadano di pari passo.
La musica di Moonlanding è corposa, ricca di sostanza, e racchiude in se melodia e slanci lirici (Corale Mare Serenitas). Le spurie elettriche della chitarra di Trapani dialogano finemente con il sax di Ricci così da fornire quella giusta poetica che smussa le soluzioni free e progressive della scrittura di Dalla Porta (Campo Magnetico). Qui in primo piano è il beat ossessivo e trascinante di Chiaberta alle percussioni. Invece, notevole è l’assolo di contrabbasso che apre l’inquietante The Loop. Lo strumento agisce ossessivamente saturando l’aria prima d’imbattersi nella propulsione della batteria e poi negli interventi distopici di sax e chitarra. Slow Dance Of The Hidden Side è semplicemente un piccolo capolavoro d’equilibrio tra scrittura e improvvisazione che esalta la forte carica swing che entra in scena dopo una graduale crescita ritmica della musica.
I quattro si muovono in un democratico superamento di uno sull’altro. Una sorta di corsa circolare che non implica traguardi. Red Shift è un magmatico fluire di musica che trascina il disco verso la chiusura. Dalla Porta usa l’archetto per esasperare le graffianti atmosfere elettro/free che condizionano la sostanza del brano. Come Scritte Lunari, i due pezzi sono la parte nascosta di un disco interessante, dal fascino cavernoso e intellettualistico che non rinuncia all’immediatezza della narrazione resa tale dalla bravura dei musicisti e dall’efficacia della scrittura di Dalla Porta.
Segui Flavio Caprera su Twitter: @flaviocaprera