Dodicilune Dischi – Ed261 – 2009
Ferdinando Faraò: batteria
Giovanni Falzone: tromba
Tino Tracanna: sax tenore, sax soprano
Beppe Caruso: trombone
Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso
Shinobu Kikuchi: soprano
Serena Ferrara: contralto
Pilar Bravo: tenore
Francesco Forges: basso
Quintetto pianoless e quartetto vocale lirico: queste le coordinate sonore del ragionamento su Darwin e la sua opera proposto da Ferdinando Faraò in Darwinsuite. Una formazione, oltre che atipica, costruita pensando alle tante possibilità melodiche e armoniche da realizzare attraverso l’incontro delle linee dei vari protagonisti e della composizione (e relativa scomposizione) in sezioni variabili di strumenti e voci.
Se negli assolo è soprattutto il trio contrabbasso-batteria-solista ad essere chiamato in causa, nei temi e negli obbligati di raccordo la direzione orchestrale del lavoro prende corpo e svela le potenzialità delle scelte sonore operate da Faraò. Il quintetto è protagonista, ma le voci diventano spesso elemento essenziale, sia con i testi che per quanto riguarda i timbri e i colori portati risultato complessivo. Basta considerare la versione proposta da Faraò di Pithecantropus Erectus: la voce di Francesco Forges è supportata dalla sezione delle voci femminili e dalla sezione dei fiati, in una costruzione stratificata, molto evocativa, tanto da lasciar spazio al basso di “recitare” il brano di Mingus.
Il lavoro del contrabbasso di Tito Mangialajo Rantzer funge da vero riferimento e collante in tutto il disco: il ruolo assegnato da Faraò al contrabbassista viene svolto con notevole padronanza e in maniera sempre valida. D’altronde, se Darwin rappresenta l’argomento della riflessione, dal punto di vista musicale le scelte operate dal batterista rendono Mingus il vero nume tutelare del lavoro: la varietà di situazioni sonore, le combinazioni tra radicalismi e sguardi alle tradizioni, alcune delle soluzioni di scrittura e per finire l’esecuzione di Pithecantropus Erectus.
La sezione ritmica si pone come base solida e fantasiosa alle tante esplorazioni dei solisti sui sentieri predisposti da Faraò. D’altro canto con la scelta di Giovanni Falzone, Tino Tracanna e Beppe Caruso è facile immaginare come ogni sentiero venga percorso in maniera sempre ben calibrata: oltre alle rispettive capacità, i tre possono vantare anche moltissime collaborazioni tra loro e riescono sempre a trovare – sia nel compattarsi in sezione, sia negli assolo, sia nel dialogo con le voci – soluzioni equilibrate ed efficaci.
Darwinsuite è un disco di soli trentanove minuti: questa scelta diventa vantaggiosa per la realizzazione e lo sviluppo del lavoro, permette, in pratica, di evitare cerebralismi e ridondanze, sempre possibili in un’opera a tema e con una formazione tanto insolita.