Intakt Records – CD 283 – 2016
Jim Black: batteria, campionatore
Óskar Gudjónsson: sax tenore
Elias Stemeseder: tastiere, laptop
Chris Tordini: basso elettrico
Credits e premesse di grande suggestione per la quadratura di assi “capitanata” dal fuoriclasse batterista Jim Black, molto recentemente apprezzato nel corposo album The Constant, piattaforma applicativa sul contemporaneo piano-trio e che non esita a mutar pelle in un’ulteriore avventura, cui si dispone con eguale versatilità anche l’ormai fedele tastierista austriaco Elias Stemeseder (qui convertitosi – e brillantemente – alle tastiere elettroniche), con il nuovo apporto del richiestissimo sideman e talento delle corde basse Chris Tordini, riservandoci di presentare in ultimo (“but not least”) l’operoso sassofonista Óskar Gudjónsson, interessante figura del jazz islandese.
All’apparenza non particolarmente serioso ma certamente di forti spunto e dinamismo d’insieme, Malamute è lavoro che sembra attingere a piene mani da modi ed estetica degli anni ’80, nei cui riguardi oggi si terrebbe grande distanza, se si volessero tacciare di rutilante superficialità ed effimero colore, è pur vero che Malamute, i cui materiali vivono apparentemente d’effettismo e fruibilità, in più momenti non sembra mirare all’effimero, vivendo molto la sua essenza in un ricorrente sbilanciamento di fronte e in un gioco di voluti squilibri, tra le più determinanti componenti nella progressione dell’album, persistente a suo modo entro un carattere di laboratorio d’interscambio.
Provvisto (anche) di calore rollinsiano, ma non esente da asprezza e più spesso di sonorità introversa, l’ancia di Gudjónsson è coprotagonista attiva nella costituzione del soundscape, infiltrato nei suoi connettivi dalle pervasive elettroniche di Stemeseder, conformato dalla pulsante scultoreità del basso elettrico di Tordini, ma scosso e ricorrentemente scompaginato da Black e dal suo nervoso drumming, che è piuttosto sgomitante e continuo sprone percussivo nel conferire dinamicità cangiante a pressoché tutte le parti del lavoro.
Non certo improntato a canoni mainstream o rendite da soluzioni risapute, il quartetto mantiene elevata la guardia della presenza scenica con un doppio carattere, spettacolare e di ricerca, che traendo più corretti bilanci dall’ascolto completo, fa di Malamute un album comunque provvisto di profilo originale, che si ritaglia un’identità sui generis nel conferire ad un certo sentire fusion tensioni sostenute e senso scenico pluridimensionale.
Link correlato: intaktrec.bandcamp.com/album/malamute