Duck You, Sucker: musica e immagini per un omaggio a Sergio Leone

Foto: Fabio Ciminiera










Duck You, Sucker: musica e immagini per un omaggio a Sergio Leone

Pescara, Teatro Massimo – 16.2.2017

Mauro Manzoni: sassofoni, flauti, live electronics

Mauro Campobasso: chitarra, live electronics

Stefano Dalla Porta: contrabbasso, basso elettrico

Walter Paoli: batteria, live electronics

Gaia Mattiuzzi: voce

Federica Orlandini: voce

Cinque spaghetti western, una enorme saga ambientata negli Stati Uniti, un peplum di grande impatto, una lunga gavetta come aiuto-regista tra film italiani e le pellicole hollywoodiane girate nelle fantastiche ambientazioni di Cinecittà. Sergio Leone è il quinto regista scelto da Mauro Manzoni e Mauro Campobasso per proseguire il discorso avviato negli anni a cavallo tra cinema e musica dopo Charlie Chaplin, Stanley Kubrick, Alfred Hitchcock e David Lynch. Il discorso avviato dai due musicisti è un ibrido in grado di configurarsi come genere a sé stante: non è una sonorizzazione né la reinterpretazione dei temi delle colonne sonore. È la confezione creata accostando tra loro due oggetti differenti che però vivono in continua simbiosi: una colonna sonora originale composta da Manzoni e Campobasso e un montaggio altrettanto originale, preparato sempre dai due leader della formazione, dove le scene tratte dai film del regista preso in considerazione sviluppano un filo narrativo del tutto nuovo. Le connessioni tra i due oggetti vengono moltiplicate dai momenti in cui vengono riportati in primo piano i dialoghi o gli effetti sonori della pellicola e dalle parole dell’autore riportate nelle immagini a segnare i diversi episodi del racconto. Si crea così un ulteriore dialogo tra il palco e lo schermo retrostante.


Il cinema di Sergio Leone è indissolubilmente legato alle musiche scritte da Ennio Morricone. La dimensione epica e sinfonica delle inquadrature e delle vicende dei suoi film è stata sottolineata con assoluta maestria dal compositore romano. Manzoni e Campobasso scelgono una modalità “tangente” e relativamente ampia per affrontare il compito: innanzitutto, non si confinano in un solo genere, ma attraversano atmosfere diverse e poi, grazie alla presenza delle voci, giocano a richiamare motivi e suggestioni dei temi originali. Sono due aspetti che emergono in modo più marcato rispetto alle precedenti esperienze: la firma di Morricone è una presenza forte, popolare, estremamente riconoscibile, radicata e caratterizzante e, per questo motivo, il materiale presente nei film si impone con tutta la sua personalità. Il filo narrativo della musica suonata dal palco “flirta” con i temi e ne riprende spunti e cellule melodiche e si apre, poi, ad un percorso che attraversa generi e linguaggi – dalla canzone pop all’improvvisazione più informale – e si avvale delle potenzialità espressive dell’elettronica.


Il problema tecnico riscontrato durante la prima fase del concerto – la proiezione tagliata in parte – ha reso per paradosso più evidente il senso dell’operazione. Come è ovvio, le due “bande” si leggono meglio quando possono manifestarsi a pieno, quando cioè riescono a innescare un dialogo serrato di continui rimandi e avvolgono completamente lo spettatore nel meccanismo espressivo architettato per il concerto.


Un quartetto guidato da chitarra e sassofono con la presenza di due voci femminili: una formazione concepita in questo modo diventa lo strumento più adatto per muoversi agilmente nel terreno ampio e variegato disposto da Manzoni e Campobasso seguendo le immagini dei film di Leone. La partitura musicale, come si diceva anche sopra, ingloba generi musicali e attitudini anche molto diverse tra loro. L’obiettivo di Manzoni e Campobasso è dar vita ad un racconto vario per scavare le psicologie dei personaggi presentati in primo – e, spesso, primissimo – piano dal regista, un racconto musicale che possa accompgnare l’immaginazione dello spettatore e fornirgli nuove prospettive per entrare in contato con i personaggi.



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