ECM Records – ECM 2046 – 2009
Stefano Bollani: pianoforte
Jesper Bodilsen: contrabbasso
Morten Lund: batteria
Il poliedrico universo di Stefano Bollani, le sue “infinite voci” cavalcanti accenti e strutture variegate, enciclopediche nella conoscenza e nell’esposizione di più linguaggi, a Monaco di Baviera si fermano quiete per fissarsi su colori ed esiti inaspettati. Liriche e poetiche restituite dal pianista toscano in misurati quadretti la cui convergenza entra nelle forme magiche e cristalline di Stone in The Water. Nessuna autoreferenzialità, nessun citazionismo gratuito e barocco si scorge tra le tracce di questo suo nuovo lavoro per la ECM, aperto stavolta al cosiddetto “trio danese” completato da Morten Lund (batteria) e da Jasper Boldisen al contrabbasso.
Sinuose movenze, profondità del dettato pianistico, visioni e vagheggiamenti essenziali popolano i solchi di questo incantevole lavoro che scopre un Bollani sempre pronto ai rovesciamenti di fronte ma qui mascherato da dinamiche opposte. Distinte e disponibili allo smarrimento dell’anima più che all’esplosione spettacolare.
La pietra nell’acqua si deposita dunque essenziale nella profondità interpretativa di un gusto tutto europeo, sibillino, come sempre nello spirito e nello stile (Edith); colto e sapiente negli infiniti riferimenti alla “svolta brasiliana” (Dom De Iludir, Brigas Nunca Mais, Orvieto), cui in realtà Bollani ha sempre ceduto passionalmente sin dai tempi (non sospetti) della collaborazione con Barbara Casini.
Spontanea nostalgia e delicatezza introspettiva sconfinano libere tra le nubi di Rio De Janeiro, dentro un gioco nitido di eventi dall’apparente semplicità. Sono scenari raffiguranti panorami che si stagliano osservandosi vicendevolmente, gettando ponti tra la malinconia del cuore e l’evocazione che prima celata, poi si disvela felice, sorridente (Un Sasso Nello Stagno, Orvieto, ancora lei, consapevole di sogni e di vertigini infinite dettate anche dal bel solo del contrabbasso di Boldisen).
Leggerezza e smarrimento che si disperde tra le note della conclusiva Joker In The Village, anticipata dallo spiazzante ma leggiadro intervento di apertura di Morten Lund.
Tutto questo porta a considerare senza definizioni o etichettature composizioni dalle strutture sinusoidali come l’astrattismo (e il lirismo) novecentesco de Il Cervello Del Pavone, fitto di scambi e di segnali che sottolienano la pregevole alleanza del trio, fatta di comprensione e affiatamento (con ancora un magnifico Boldisen). Lo stesso dicasi per Improvisation 13 En La Mineur che teoricamente si presenta quale rivisitazione impressionista di una celebre composizione di Francis Poulenc (risalente al 1958) ma in realtà elaborazione sorprendente di una compiutezza formale inimitabile.
Ancora Brasile e letteratura alta si riscopre in Asuda, prezioso corollario di choro e di moderno jazz volatile con un tema cantabile, breve, che tenta di sfuggire verso strade dissidenti.
Questo il Bollani fotografato nel 2009: alternativo e rivelatorio come sempre, incanalato verso rotte in costante elaborazione. Onde che sistematicamente si rinnovano. Un po’ come i cerchi concentrici di un sasso gettato nell’acqua.