Trio 3 – Visiting Texture

Trio 3 - Visiting Texture

Intakt Records – CD 282 – 2017



Andrew Cyrille: batteria

Reggie Workman: contrabbasso

Oliver Lake: sax alto






Un’incursione verso la Storia (ma non certo da archivio) e una testimonianza d’impegno e sapienza (di quelli persistenti e longevi): non sarà immediato considerare che trattiamo di un evento peculiare, non contando una nuova incisone del Trio 3 nella formula originale da circa un decennio – avendone però assai apprezzato le quadrature con pianisti di profilo differente ma sempre d’indiscutibile eccellenza (tali in ordine temporale recente Vijay Iyer, Jason Moran, Geri Allen e Irène Schweizer), se ne consideriamo quanto fissato dalla discografia Intakt, che vi tributa adesso un nuovo spazio discografico, che peraltro ci offre in piena forma il blasonato trio, forte di circa trent’anni di legame che ne hanno magnificato l’approfondita esperienza al fianco di nomi capitali (John Coltrane, Cecil Taylor, Julius Hemphill, Art Blakey e Thelonious Monk sono personalità che daranno un’idea del patrimonio esperienziale).


Folgorante già dalle prime battute in Bumper, saettante nell’andamento di Composite, il sound è criptico e di profondo animo blues in Epic Man, il mood non privo di dolente senso epico nella ripresa colemaniana de A Girl named Rainbow, di bellicosa obliquità ed elaborata strutturazione nella conclusiva ed eponima Visiting Texture – giusto per sintetizzare i carichi emotivi e le generosità formali dirompenti da una triangolazione le cui stagionate energie non si mostrano affatto sbiadite né velate: sembra di ritrovare in questo puntamento all’essenza della formazione una magnificazione della condivisa ricchezza creativa, per cui si azzarda un non poi così curioso principio di “addizione per sottrazione”, con cui non si può discordare a priori rilevandone la piena e non certo attenuata vigoria espressiva.


Possiamo con soddisfazione congedarci dal primo e appagante ascolto di Visiting Texture facendo nostre le indicative parole di Andrew Cyrille: «L’improvvisazione deve sempre comportare un certo grado di sorpresa, e anche se siamo all’opera su qualcosa di già concordato vogliamo infondervi vita durante lo sviluppo della musica, così che sempre accada una certa magia!»