Dalle tenebre alla luce: Riccardo Chiaberta racconta Lux

Foto: copertina del disco










Dalle tenebre alla luce: Riccardo Chiaberta racconta Lux




Lux è il primo disco da leader del batterista Riccardo Chiaberta, che ne ha scritto anche i testi e arrangiato il progetto. Con lui suonano sei musicisti di provata bravura raggruppati sotto il nome di Nirguna.




Jazz Convention: Riccardo Chiaberta, batterista, leader e compositore: ti riconosci in queste categorie?


Riccardo Chiaberta: Sì. Batterista, ovviamente, perché la batteria è lo strumento con il quale mi esibisco nel 95% dei casi; compositore perché negli anni ho sempre scritto dei pezzi; leader perché recentemente ho portato a compimento il mio primo lavoro con un gruppo che suona esclusivamente (o quasi) mie composizioni. Nei dieci anni di esperienza live ho suonato con molti gruppi, per la maggior parte da sideman o co-leader, condividendo spesso alcuni brani che scrivo al pianoforte, strumento che adoro e che ho sempre frequentato. Nel ottobre 2015 ho presentato il mio primo disco da leader con il progetto Nirguna per l’etichetta discografica Honolulu Records, etichetta che ho fondato insieme ad altri otto musicisti della scena jazz milanese. I Nirguna sono: Achille Succi al sax contralto e clarinetto basso, Nicolò Ricci al sax tenore, Dario Trapani alla chitarra elettrica, Lorenzo Blardone al pianoforte e Fender Rhodes, Marco Rottoli al contrabbasso ed io alla batteria. Nel disco, intitolato Lux, compare anche Simona Severini alla voce come ospite speciale.



JC: Cosa significa Nirguna e come vi siete formati?


RC: Nirguna è una parola sanscrita che significa puro, senza limiti. Mi piace il suo suono e significato, e perciò ho dato questo nome al progetto. Il gruppo nasce dall’assidua frequentazione con alcuni dei miei più cari amici, tutti musicisti che stimo moltissimo. Io, Nicolò, Dario, Lorenzo e Marco abbiamo condiviso gli anni di studio in conservatorio, molti live e diversi gruppi… E per realizzare l’idea di suono/di gruppo che avevo in mente mi serviva un altro musicista che suonasse il sax contralto e il clarinetto basso. Così ho subito pensato ad Achille Succi con il quale avevo avuto la fortuna di suonare e registrare un disco insieme per il progetto Zeitgeber di Giacomo Eramo. Il progetto ha mosso i suoi primi passi per realizzare il recital del esame finale del biennio jazz presso il Conservatorio di Milano.



JC: Il gruppo è formato da un sestetto di giovani, c’è anche Simona Severini alla voce, ed ha al suo interno un “fuoriclasse” come Achille Succi…


RC: Ho chiamato Simona per cantare l’unico pezzo, non composto da me, del disco. Il brano si intitola Gio, scritto dal trombettista ossolano Mauro Guenza. Un brano bellissimo a cui sono molto affezionato perché mi ricorda i primi anni di esperienze jazzistiche nelle aule del Conservatorio di Como… Simona è una cantante eccezionale e sono molto felice della versione che abbiamo registrato. Uno dei brani del disco di cui sono più felice. Achille è un fuoriclasse! Con alle spalle un’enorme esperienza. Ma trovo che tutti quanti i musicisti che ho coinvolto in questo progetto siano dei fuoriclasse! Tutti molto preparati, con una forte personalità e spiccata sensibilità.



JC: Qual è la vostra formazione musicale? Le vostre origini sono comuni o siete diversi mondi che s’incontrano?


RC: La nostra formazione musicale è jazzistica. Come ho già detto, a parte Achille, ci siamo tutti incontrati al corso di jazz del Conservatorio di Milano o in occasione dei corsi di musica d’insieme di Ramberto Ciammarughi presso la Filarmonica di Villadossola. Abbiamo una visione di musica molto simile e, avendo frequentato gli stessi corsi e condiviso molte esperienze, riusciamo a sintonizzarci l’un l’altro facilmente creando un suono di gruppo.



JC: La vostra musica è priva di swing, tranne in alcuni passaggi di Gio, ma usa delle ritmiche vicine al rock ..


RC: Le mie composizioni usano per lo più ritmiche di carattare rock o even eights. Solo in un paio di brani compare lo swing. Più che una scelta è un semplice frutto delle mie esperienze con diversi gruppi crossover fra il jazz contemporaneo, l’alternative-rock, post-rock, indie… Esperienze che mi hanno nutrito e che, insieme ad ascolti come i Radiohead e i Sigur Ros, hanno fatto maturare il mio stile musicale.



JC: Il linguaggio che avete adottato è inconsueto in Italia. Le armonie sono semplici e dirette. Non rinnegano la melodia, ma escludono la tonalità…


RC: Le mie composizioni nascono spesso da idee armoniche modali – e molto più di rado da “situazioni” tonali – che esprimono un colore e uno stato emotivo. Su queste successivamente scrivo le melodie che spesso, a mio avviso, prendono il primo posto su gli altri aspetti, quali armonia e ritmo. Il ritmo è quasi sempre l’ultima componente musicale a dare forma alla composizione. Forse un procedimento inusuale per un batterista compositore.



JC: C’è molta libertà nella vostra musica: è costruita su piccoli suggerimenti, lacerti di tempo che si dilatano piano piano…


RC: Alcuni dei brani che suoniamo sono in tempo rubato o con pulsazione ma senza metro. Su queste piattaforme ricche di libertà ritmica e di relazione fra i musicisti, ad ogni strumento vengono affidati frammenti melodici che vengono eseguiti e collocati a discrezione del musicista, di riposta a quello avviene intorno a lui. Vengono eseguiti lasciando spazio fra un frammento e l’altro, dilatandoli, contraendoli… Usando la ripetizione come strumento principale per dare forma e forza alla composizione.



JC: Al primo ascolto Lux sembra un disco cerebrale ma che poi s’illumina e risplende di colori e umori inusitati. È questo il significato di Lux?


RC: Lux, ovvero la luce, è il traguardo di un percorso di crescita, fatto di prove da superare, esperienze difficili da vivere e momenti emotivi scuri. Solo facendo esperienza delle tenebre si può arrivare a godere pienamente della luce, fino ad esserne messaggero. Lux è l’ultimo brano del disco, appena preceduto da Tenebrae, un brano insidioso, travagliato… Dalle tenebre alla luce, come un raggio di luce trafigge le nubi e apre di nuovo il cielo per regalarci un’esperienza di luce e gioia.



JC: Il progetto Nirguna prevede altri step?


RC: I prossimi steps sono scrivere nuova musica, portala in giro e, una volta matura, farne una fotografia su un nuovo disco.



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